Se l'attenzione del mondo è puntata sulle elezioni presidenziali americane, pochi sanno che negli Usa vige un sistema di elezione diretta per tutte le cariche pubbliche. Non solo quindi per la scelta di Presidente e Congresso, governatori e parlamenti statali, sindaci e consiglieri comunali ma si votano anche gli incarichi di sceriffo, sovrintendente scolastico, capo dei pompieri di ogni località. E poi procuratori delle imposte, giudici di ogni ordine e grado, pubblici ministeri, difensori civici, commissioni fiscali, estimatori del catasto, direttori portuali, tesorieri di ogni livello. In questi mesi gli Stati Uniti pullulano quindi di cartelli, spot elettorali, rendiconti, polemiche, uomini-sandwiches che girano per strada o camminano agli incroci con sulle spalle grandi cartelli con nomi di candidati. Milioni di giardini, incorci e cigli delle strade sono ingombri di una multiforme sarabanda di cartelli colorati e nell'imminenza del voto lo saranno sempre di più.Ma ? soprattutto per Congresso e Casa Bianca - non mancano i colpi bassi con attacchi personali pubblici con toni pesanti e per noi inusuali. Non solo infatti si è invitati a votare "per" ma anche "contro" le singole persone e più cresce l'importanza della posta in palio più si affilano i coltelli.Attraversando in auto la Florida, per esempio, colpiscono i manifesti stradali rossi e neri contro un senatore "da cacciare" perché avrebbe votato la legge statale che ha recentemente permesso di concedere la patente di guida anche agli immigrati clandestini. Soprattutto gli spot televisivi ? locali o presidenziali ? sono molto più duri e dissacranti rispetto ai nostri. Si prende un fotogramma o una frase di un discorso del candidato avversario e già poche ore dopo il messaggio viene montato commentato e ributtato in pasto all'opinione pubblica con commenti acidi se non vicini (o oltre) la diffamazione. Spesso anche sul piano personale. Condizioni di salute, denuncia dei redditi, pagamento dei contributi ai collaboratori, passato "allegro": tutto può far polemica e uccidere un candidato vincente: il logoramento della Clinton sulle mail inviate usando un computer non protetto non finisce mai ed è diventato un tormentone estivo come i chiacchiericci sui soldi che Trump avrebbe elargito alle sue "ex". «Clinton è malata, si ritiri» si afferma a destra «Tenete fermo quel pazzo! » si replica a sinistra. Trump suscita facile ilarità per le sue battute che poi vengono commentate come barzellette negli spot avversari con inquadrature caricaturali e spesso con un risultato davvero esilarante condite con la domanda «Ma come potete fidarvi di un presidente così? »Ma anche la Clinton ? bloccata in un fotogramma con gli occhi estatici e adoranti al cielo per una discesa di palloncini biancorossoblu ad un comizio ? viene commentata acidamente con un «No, questa non è la vergine Maria! ».Certo gli spot costano e le inserzioni pure ed ecco perché ogni campagna presidenziale ha bisogno di centinaia di milioni di dollari dove ogni contributo deve (o dovrebbe) essere registrato, detraibile dalle imposte ma ufficializzato con limiti precisi di budget a seconda di chi paga. Ecco così spuntare alle spalle della Clinton note lobby finanziarie mentre dietro a Trump ci sono apertamente schierate quelle delle armi e delle materie prime (petrolio e carbone su tuttE), anche se lui sostiene di rimetterci del suo. Polemica nella polemica i repubblicani sostengono che Mr. Clinton ha tenuto come ex presidente conferenze a pagamento dribblando il fisco e la legge e mettendo i fondi favore della moglie.Ne risentono anche i programmi elettorali: Trump ha alle spalle le compagnie petrolifere? Eccolo dichiarare che darà l'ok alle perforazioni in Alaska e a denunciare il trattato di Parigi sulla riduzione dell'inquinamento, mentre Clinton glissa sulle richieste di chiarimenti su molte recenti operazioni finanziarie e forniture equivoche soprattutto nel campo della difesa...