Elezioni o simulazione? È questo l’interrogativo che assilla tanti russi in patria e all’estero intenti a seguire, ora dopo ora, le elezioni presidenziali.

Dopo i fiori per ricordare Alexei Navalny, adesso la vernice per colorare la protesta contro Putin. Alcuni elettori hanno espresso il loro dissenso imbrattando le urne. Una forma di malcontento che non passa inosservata anche se Vladimir Putin continua ad ostentare distacco e sicurezza. Il boss del Cremlino, che cambia la Costituzione in base alle proprie convenienze, che non ha bisogno di fare campagna elettorale e che vota da remoto, accentua l’immagine di satrapo del ventunesimo secolo.
Intanto, il Comitato investigativo ha deciso di aprire una ventina di procedimenti penali contro gli elettori che hanno versato nelle urne vernice verde brillante o che hanno tentato di dare fuoco ai seggi. Ovd-Info, organizzazione impegnata nella difesa dei diritti umani, segnala alcuni di casi di azioni illegali promosse da soggetti non meglio identificati che offrirebbero danaro per creare caos nei luoghi in cui si vota.
Se in queste giornate di voto, in attesa delle ore 12 del 17 marzo, quando si sono dati appuntamento ai seggi gli oppositori del presidente russo, l’immagine di Navalny appare sfumata, ha suscitato molta attenzione la presa di posizione di Vladimir Kara-Murza. Il dissidente, condannato l’estate scorsa a 25 anni di carcere, ha inviato dalla colonia correzionale di Omsk, in Siberia, una lettera al giornale online “Meduza” in cui lancia un messaggio di speranza.

Come Navalny, anche Kara-Murza è stato avvelenato un paio di volte. Il giovane dissidente con doppia cittadinanza russa e britannica, già in passato al fianco di Boris Nemtsov, ucciso nel 2015, è stato condannato per aver criticato l’invasione dell’Ucraina. «La morte di Alexei – evidenzia Kara-Murza - conferma ancora una volta ciò che sappiamo da tempo: alla guida del nostro Paese c’è un assassino. Vladimir Putin ha portato la morte con sé durante i 25 anni del suo potere, da quell'autunno stesso in cui le persone pacifiche saltavano in aria di notte nei loro appartamenti. Poi ci sono state la Cecenia, Beslan, la Georgia, la Siria, l'Ucraina, Anna Politkovskaja, Boris Nemtsov, fino ad arrivare ad Alexei Navalny». Quello di Putin è un “regime della paura”. «Il regime di Putin – afferma Kara-Murza - punta a instillare la paura nella società e a distruggere ogni alternativa, non in senso figurato, ma nel senso letterale della parola. Anche se uccidessero tutti noi, che oggi siamo i “volti dell’opposizione”, altri verranno a prendere il nostro posto. Il regime di Putin non sta realmente combattendo l’opposizione: sta combattendo il futuro. Tutto ciò, ovviamente, può essere fatto per un po’ di tempo, anche, come stiamo vedendo, per un periodo piuttosto lungo, ma il risultato è comunque chiaro in anticipo. È impossibile fermare il futuro. La Russia diventerà di sicuro una democrazia, un “normale Paese europeo” di cui Alexei Navalny amava parlare. E ciò avverrà nel prossimo futuro. Ve lo dico da storico».