Via libera dal Consiglio dei ministri al decreto legge che proroga lo stop agli spostamenti tra le Regioni dal 15 al 25 febbraio. L’indice di contagio Rt inItalia sale a 0,95, contro lo 0,84 della settimana scorsa (e di quella precedente). Nell’ultima settimana di monitoraggio due Regioni (Umbria e Provincia autonoma di Bolzano) sono classificate a rischio alto, dieci a rischio moderato (di cui cinque ad alto rischio di progressione a rischio alto nelle prossime settimane) e nove con rischio basso. È quanto rileva la bozza del report settimanale di monitoraggio di ministero della Salute e Iss, secondo cui «peggiora la trasmissione rispetto alla scorsa settimana con sette Regioni/PPAA che hanno un Rt puntuale maggiore di 1 anche nel limite inferiore compatibile con uno scenario di tipo 2». Nell’ultima settimana di monitoraggio, inoltre, viene confermata «la circolazione diffusa di varianti virali a più elevata trasmissibilità nel nostro paese». «In questa fase delicata dell’epidemia si confermano per la seconda settimana segnali di contro tendenza nell’evoluzione epidemiologica che potrebbero preludere ad un nuovo rapido aumento diffuso nel numero di casi nelle prossime settimane, qualora non venissero rigorosamente mantenute misure di mitigazione sia a livello nazionale che regionale. L’attuale quadro a livello nazionale sottende forti variazioni inter-regionali». In alcuni contesti, rilevano i tecnici, «un nuovo rapido aumento nel numero di casi potrebbe rapidamente portare ad un sovraccarico dei servizi sanitari in quanto si inserirebbe in un contesto in cui l’incidenza di base è ancora molto elevata e sono ancora numerose le persone ricoverate per COVID-19 in area critica. Si conferma pertanto la necessità di mantenere la drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone. È fondamentale che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie e di rimanere a casa il più possibile». Il documento ricorda che «che è obbligatorio adottare comportamenti individuali rigorosi e rispettare le misure igienico-sanitarie predisposte relative a distanziamento e uso corretto delle mascherine». In arrivo nuovi cambi di colore per diverse Regioni italiane. In base alla bozza del report settimanale di monitoraggio di ministero della Salute e Iss, l’Umbria, alle prese in questi giorni con la variante inglese, sfiora la zona rossa avendo una classificazione complessiva di rischio alta e un Rt a 1,2, ma potrebbe restare in arancione: bisognerà attendere la decisione del ministro Speranza. Mentre vanno verso il passaggio da giallo ad arancione l’Abruzzo (Rt1,22 e rischio moderato ad alto rischio di progressione), la Liguria (Rt 1,08, rischio moderato), la Toscana (Rt 1,1, rischio moderato ad alto rischio di progressione) e la Provincia di Trento (Rt 1,2, rischio moderato ad alto rischio di progressione). Quanto alla Provincia di Bolzano, con un Rt di1,25 e un rischio alto sarebbe da fascia rossa, ma già autonomamente da una settimana ha predisposto il lockdown. Grande attenzione e forte preoccupazione per il diffondersi delle varianti del virus in Italia, a partire da quella inglese che,  riguarda ormai quasi un caso positivo su 5. A livello nazionale la stima di prevalenza della cosiddetta "variante inglese" del virusSars-CoV-2 è pari a 17,8%, secondo i risultati preliminari della "flash survey" condotta dall’ Iss e dal ministero della Salute insieme ai laboratori regionali. Per l’indagine è stato chiesto ai laboratori delle Regioni e Province autonome di selezionare dei sotto campioni di casi positivi e di sequenziare il genoma del virus, secondo le modalità descritte nella circolare del ministero della Salute dello scorso 8 febbraio. I campioni analizzati sono stati in totale 852 per 82 laboratori, provenienti da 16 regioni e province autonome, ripartiti in bas ealla popolazione. Il risultato medio è in linea con quello di altre survey condotte in Europa. «Il range di prevalenze - rileva l’ Iss - sembra suggerire una diversa maturità della sub-epidemia determinata probabilmente da differenze nella data di introduzione della variante stessa. È presumibile pertanto che tali differenze vadano ad appiattirsi nel corso del tempo. Il risultato dell’indagine ci dice che nel nostro Paese, così come nel resto d’Europa (in Francia la prevalenza è del 20-25%, in Germania del 30%), c’è una circolazione sostenuta della variante, che probabilmente è destinata a diventare quella prevalente nei prossimi mesi». La necessità di monitorarne attentamente la prevalenza, sottolinea l’Istituto, «deriva dalla sua maggiore trasmissibilità rispetto al virus originale. Un attento monitoraggio ci consentirebbe, assieme al rafforzamento delle misure di mitigazione, di contenere e arginare gli effetti della nuova variante mentre si prosegue con le vaccinazioni, che restano comunque efficacia anche contro il virus mutato». Nei prossimi giorni l’indagine sarà ripetuta, per verificare la velocità di diffusione della nuova variante. «Il virus muta continuamente - sottolinea ancora l’ Iss - e sono già state isolate centinaia di varianti, anche se la maggior parte di queste non cambia le caratteristiche del virus. La vigilanza deve restare alta però per individuare, come viene già fatto, quelle che potrebbero peggiorare la situazione in termini di trasmissibilità, sintomatologia o sensibilità nei confronti di vaccini e anticorpi, tenendo presente che questi ultimi possono essere comunque modificati per adeguarli alle versioni più pericolose». Ad esprimere grande preoccupazione è il Comitato tecnico scientifico, a quanto apprende l’AGI, che nel corso della riunione di oggi ha dedicato un capitolo proprio al fenomeno delle varianti. Sul tavolo del Cts c’è anche l’ipotesi di ripristinare l’obbligo di tampone negativo prima di concludere la quarantena, suggerita dal ministero della Salute proprio per aumentare le precauzioni in vista della temuta diffusione delle varianti e quindi del possibile incremento dei contagi.