La Commissione antimafia sorveglierà le liste per le elezioni amministrative del 5 giugno dei comuni sciolti per mafia e di alcuni comuni in stato di commissariamento. Tra i sorvegliati speciali, anche Roma."Due dati di fatto sono per noi segno di particolare preoccupazione: sono proprio le amministrazioni locali il primo varco delle mafie nelle pubbliche amministrazioni, nei rapporti con la politica anche nell'economia. Si va a votare in molte realtà nelle quali le mafie hanno dimostrato di essere i luoghi di insediamento" ha affermato la presidente Rosy Bindi. "Nessuna lista di proscrizione""Le regole sull'incandidabilità devono essere più stringenti di quelle che ci sono fino adesso". Lo ha affermato Rosy Bindi, "Abbiamo bisogno di più elementi - spiega la Bindi - e la collaborazione delle prefetture e della Direzione Nazionale Antimafia". E sulla composizione delle liste spiega, "Noi non abbiamo fatto mai liste di proscrizione, il nostro è solo un lavoro informativo per gli elettori che hanno il diritto di sapere chi vanno a votare. I nostri interlocutori devono essere le forze politiche che, conoscendo il rischio che si corre nelle amministrazioni locali, devono darsi codici di applicazioni molto più stringenti per selezionare la classe dirigente e dobbiamo mettere sotto osservazione anche le liste civiche, talvolta elemento di virtù, altre di mascheramento di comportamenti molto più opachi degli stessi partiti o talvolta istigati dagli stessi partiti". "La mera applicazione del nostro Codice non è sufficiente a fare l'effettiva foto del rischio di infiltrazione mafiosa. Su queste realtà faremo una relazione che andrà oltre l'applicazione del codice. Vogliamo acquisire informazioni che vadano oltre il semplice dato giudiziario legato al carico pendente dei reati".La Commissione chiede anche un intervento del Governo, per sanare alcuni deficit di controllo. "Al di là degli strumenti che l'Antimafia possiede, le istituzioni del Paese non hanno gli strumenti anche solo per applicare la Severino: manca un casellario giudiziario dei carichi pendenti, manca una banca dati candidati, degli eletti e loro situazione giuridica". La Commissione chiede che le commissioni elettorali abbiano una settimana per valutare le candidature e non solo le 48 ore attuali, la presenza del magistrato nelle commissioni elettorali per gli enti locali, l'obbligo di presentazione del proprio certificato penale da parte di tutti i candidati, invece della semplice autocertificazione. "Chiediamo, inoltre, che non ci sia l'obbligo che il presidente di seggio sia del Comune dove si tengano le elezioni: in alcune realtà questo è un'istigazione alla complicità, vorremmo togliere questo obbligo", ha spiegato la Bindi.