Rita Bernardini, membro della Presidenza del Partito Radicale, appena esce dal carcere di Rebibbia, dove teneva il Laboratorio ' Spes contra Spem', viene a sapere del post di Beppe Grillo sulle carceri. Chi meglio di lei, che con migliaia di detenuti in sciopero, ha combattuto per la riforma delle carceri può analizzare l’insolita uscita di Grillo. Secondo Lei cosa lo ha spinto a scrivere questo post? Non posso immaginare quel che frulla nella testa di Grillo che nell’arco degli anni ci ha abituati a dichiarazioni opposte le une alle altre. Comunque, ottima presa di posizione con la quale credo abbia voluto mandare un chiaro segnale ai responsabili del Movimento. Manca nel post di Grillo il richiamo allo stato di diritto e alla legalità costituzionale; nemmeno lo sfiora lontanamente il pensiero che l’esecuzione penale per come viene attuata dallo Stato è fuorilegge, fuori- Costituzione, extra convenzioni e patti solennemente sottoscritti dal nostro Paese. Leggendo quanto scrive è facile subito individuare delle contraddizioni con quanto invece previsto del contratto di Governo stipulato con la Lega. È un modo per rompere con Salvini? Non saprei, certo è che i suoi pupilli sono totalmente schiacciati sul programma giustizialista e manettaro della Lega. Non che a i 5 stelle le manette non piacciano, solo che hanno sempre cercato di mettere l’accento su altro: costi della politica e corruzione ( degli altri), no tav, no vax, reddito di cittadinanza. Oggi si trovano a fare i conti con le dichiarazioni di maggiore successo di Salvini che in galera vorrebbe metterci tutti ( tranne i suoi sodali). Grillo si focalizza sulle misure alternative che sono il fulcro della riforma dell’ordinamento penitenziario. Secondo Lei potrebbe essere una spinta per l’approvazione? Non credo, anzi sono convinta che oggi la risposta alla barbarie che avanza possa arrivare solo dalle istanze giurisdizionali superiori; in Italia, in particolare, dalla Corte Costituzionale che negli anni recenti e ancor di più oggi con il Presidente Lattanzi, giudicando le leggi italiane, sta emettendo sentenze che si ispirano ai diritti umani universalmente riconosciuti. Vede, l’unico richiamo ideologico del Partito Radicale non è scritto nel suo statuto, ma nel preambolo allo stesso, laddove richiama la difesa attiva di due leggi: la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo ( auspicando che l’intitolazione venga mutata in “Diritti della Persona”) e la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, nonché le Costituzioni degli Stati che rispettino i principi contenuti nelle due carte, con il conseguente rifiuto dell’obbedienza e del riconoscimento di legittimità per chiunque le violi, per chiunque non le applichi, per chiunque le riduca a verbose dichiarazioni meramente ordinatorie, cioè a non- leggi. Grillo per rafforzare la sua tesi ha scomodato il criminologo Nils Christie. Ma andando più vicino avrebbe trovato Marco Pannella e il Partito Radicale. Che ne pensa? Le rispondo con un’altra domanda: che tenuta avrà la dichiarazione di Beppe Grillo? Dico questo perché non posso dimenticare che nel 2005 sosteneva con la sua firma la lotta di Marco Pannella per l’amnistia e nel 2013 si scagliava contro Napolitano che con il suo messaggio presidenziale alle Camere proprio all’amnistia si rifaceva per far uscire l’Italia da un’esecuzione penale condannata severamente dalla Cedu. Dichiarazioni strumentali a seconda del bersaglio politico da colpire. Mi auguro però che questa volta si tratti di una presa di posizione sincera e portatrice di conseguenti azioni e lotte, magari perché si è reso conto del baratro in cui possiamo precipitare, avendo lui contribuito ad avvicinarci a quella soglia di pericolo senza ritorno.