Ventiquattr'ore dopo aver annunciato la data del referendum, Matteo Renzi fa partire la campagna elettorale, con le immancabili promesse al meridione. Al grido di «basta isolamento», il premier annuncia una nuova data per l'inaugurazione della Salerno-Reggio Calabria - 22 dicembre - e rispolvera l'idea di realizzare il ponte sullo Stretto, 3,2 chilometri di cemento mai realizzati. «Bisogna continuare le grandi opere, dalla Bari-Lecce alla Napoli-Palermo - ha dichiarato -, con il ponte sullo Stretto, in un'operazione che sia utile, crei posti di lavoro e ci metta nelle condizioni di togliere l'isolamento della Calabria e avere la Sicilia più vicina». Il luogo dal quale il presidente del Consiglio ha pronunciato queste parole è l'assemblea per i 110 anni del gruppo Salini-Impregilo, che controlla Eurolink, il consorzio che per quel ponte mai costruito pretende dallo Stato un miliardo di danni. Secondo Renzi, il ponte «può creare 100mila posti di lavoro» o più probabilmente potenziali sì sulla scheda referendaria di dicembre. Poi, rivolgendosi al presidente del gruppo, Pietro Salini, ha aggiunto: «Se siete nella condizione di sbloccare le carte e di sistemare quello che è fermo da 10 anni noi ci siamo». E pensare che nel 2010 l'allora ancora aspirante segretario del Pd, alla kermesse "Prossima fermata Italia", a Firenze, era stato chiaro: no al ponte, no al consumo di suolo, sì alla banda larga. E quel no si è ammorbidito nel tempo, diventando "prima i servizi essenziali" e ora un convinto sì. Salini, dal canto suo, si dice pronto: l'opera, aveva dichiarato qualche tempo fa al Corsera, potrebbe essere terminata in 6 anni. E Impregilo sarebbe anche disposta a rinunciare alla penale chiesta dal consorzio. Le imprese che si erano aggiudicate l'appalto dei lavori, infatti, reclamano davanti alla Corte costituzionale l'inadempienza del governo, chiedendo il pagamento di 790 milioni più interessi e rivalutazione, ai quali si aggiungono i 383 milioni già spesi per elaborare il progetto e per il mantenimento della società "Stretto di Messina spa", posta in liquidazione nel 2013 e costata agli italiani una cifra che si aggira tra i 4 e i 6 milioni l'anno. Sommando qua e là, dunque, un ponte mai realizzato ma solo promesso e tirato fuori ad ogni appuntamento elettorale è già costato allo Stato un miliardo e 200 milioni. L'appalto fu aggiudicato nel 2005 da Eurolink, ma l'iter subì un stop, per poi tornare al centro della scena politica nel 2010. La definitiva battuta di arresto arrivò nel 2012.Il capogruppo di Area popolare, Maurizio Lupi, ha intanto annunciato di voler fare inserire la proposta di legge degli alfaniani in calendario nel giro di tre mesi, mentre Arturo Scotto, di Sinistra italiana, punta il dito: «Non potendo convincere gli italiani sulla bontà dello stravolgimento della Costituzione, non farà altro che moltiplicare le promesse». Pronto alla battaglia il sindaco di Messina Renato Accorinti: «Nessuno si azzardi a parlare di ponte sullo Stretto, perché divento una belva».