Il raid è scattato la notte scorsa quando dalle navi inglesi e americane è cominciato il bombardamento seguito poi da attacchi dal cielo. Il target designato, il complesso di depositi di munizioni, centri di comando, e sistemi di difesa aerea delle milizie filo iraniane in Yemen degli Houthi, che da un decennio combattono una guerra contro altre formazioni sostenute invece dall Arabia Saudita. Gli obiettivi colpiti sono stati almeno sedici e il bilancio delle vittime ammonta ad almeno sei morti.

È una rappresaglia in risposta ai recenti attacchi a petroliere e navi di trasporto che il gruppo ha lanciato nelle ultime settimane nel Mar Rosso. Un portavoce del Pentagono ha detto che gli Stati Uniti avevano avvertito «molto forte e molto chiaro che ci sarebbero state conseguenze». E ieri sera è puntualmente avvenuto. Il primo ministro britannico Rishi Sunak ha affermato che gli attacchi sono stati «un'azione limitata, necessaria e proporzionata per autodifesa».

Le milizie yemenite hanno immediatamente promesso vendetta e una risposta che apre scenari imprevedibili ma certamente potrebbe preludere ad un allargamento del conflitto in tutta l'area del Medio Oriente. Ufficialmente gli Houthi dichiarano di compiere le loro azioni di pirataggio in appoggio ad Hamas e contro Israele, chiaro che gli sponsor iraniani hanno tutto l'interesse a coprire tali azioni così come succede in Libano con Hezbollah. Ma sono diversi gli analisti che vedono come improbabile che i bombardamenti della scorsa notte impediranno agli Houthi di lanciare ulteriori operazioni nel Mar Rosso.

Alcuni esponenti yemeniti hanno già condannato i raid, che secondo loro mirano appunto a proteggere Israele e fermare il sostegno dello Yemen ai palestinesi, parole che probabilmente avranno una eco non solo a livello nazionale ma in tutta la regione. I leader Houthi e i loro sostenitori stanno presentando gli attacchi come la prova che sono l'unica forza nella regione che agisce per aiutare Gaza, mentre il pubblico di tutto il mondo arabo e musulmano continua a guardare la Striscia martellata quotidianamente dagli attacchi aerei israeliani.

Esiste poi un discorso legato ai danni economici inflitti dagli Houthi, le catene di approvvigionamento globali stanno subendo gravi interruzioni, le più grandi compagnie di navigazione del mondo hanno deviato le navi dal Mar Rosso su una rotta molto più lunga intorno al Capo di Buona Speranza in Africa e poi sul lato occidentale del continente. Ciò aggiunge almeno 10 giorni di navigazione e milioni di dollari ai calcoli di spedizione, costi che vengono poi trasferiti ai clienti.

Si prevede dunque che i beni di consumo subiranno l'impatto maggiore. Il segnale che il raid anglo americano potrebbe rappresentare uno spartiacque è dato dalle reazioni internazionali. A cominciare dalla dichiarazione del ministero degli Esteri iranianoi Nasser Kanaani che ha dichiarato: «Questi attacchi sono una chiara violazione della sovranità e dell'integrità territoriale dello Yemen e una violazione delle leggi internazionali». Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha condannato i raid occidentali e ha affermato che gli Stati Uniti e il Regno Unito stanno «cercando di trasformare il Mar Rosso in un mare di sangue». Anche la Russia non si e lasciata scappare l occasione, secondo la portavoce del ministero degli Esteri, Zacharova: «Gli attacchi aerei statunitensi sullo Yemen sono un altro esempio della perversione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite da parte degli anglosassoni».

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