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Freelance journalist Mariam Dagga, 33, who had been working with the Associated Press and other outlets since the start of the Gaza war, poses for a portrait in Khan Younis, southern Gaza Strip, June 14, 2024. She was among eight people, including four journalists, killed Monday in an Israeli strikes on Nasser Hospital in Khan Younis. (AP Photo/Jehad Alshrafi)
Rabbia e dolore per il nuovo attacco israeliano all’ospedale Nasser di Khan Younis, nel sud di Gaza, nel quale sono rimasti uccisi 20 palestinesi, tra cui 5 fotoreporter e un membro della protezione civile. Secondo le prime ricostruzioni, un drone esplosivo dell’Idf ha colpito il tetto dell’ospedale, uccidendo un giornalista.
A questo è seguito un raid aereo dell’Idf che ha colpito reporter, medici e soccorritori accorsi sul posto. Israele ha annunciato che condurrà «un’inchiesta immediata» sull’attacco e ha espresso «rammarico per qualsiasi danno arrecato a civili non coinvolti». Le forze armate israeliane «non prendono in alcun modo di mira i giornalisti in quanto tali, e si adoperano il più possibile per ridurre al minimo i danni a loro arrecati, garantendo al contempo la sicurezza delle nostre forze», ha fatto sapere.
Tra le vittime, il fotoreporter di Al Jazeera Mohammed Salameh, il giornalista Moaz Abu Taha, il fotoreporter Hussam al-Masri di Reuters, la fotoreporter Mariam Abu Daqqa impegnata a coprire il conflitto per Associated Press e Ahmed Abu Aziz, collaboratore di Quds Network e altri media. L’emittente Al Jazeera ha condannato con forza «l’orribile crimine» di Israele che rientra nella «campagna sistematica per mettere a tacere la verità». Anche Reuters e AP si sono dette scioccate e devastate per la morte dei loro collaboratori.
Dall’Associazione della Stampa Estera in Israele è arrivata la richiesta di una «spiegazione immediata» per l’attacco, con l’esortazione a Tel Aviv di «porre fine una volta per tutte alla sua abominevole pratica di prendere di mira i giornalisti». Secondo quanto riferito, l’attacco non è stato effettuato dall’Aeronautica Militare, ma da un missile terrestre o navale su richiesta della Brigata 36. I militari si trovavano nella zona e avevano individuato una minaccia proveniente dall’edificio. L’Idf sta indagando per capire che tipo di munizione sia stata usata contro l’edificio, dal momento che - in qualità di ’luogo sensibile - non può essere attaccato senza l’autorizzazione di un alto ufficiale.