L’ombra di Emanuela Orlandi torna ad allungarsi sul Vaticano. A riaccendere l’attenzione su uno dei casi più oscuri della storia italiana è stato il ritrovamento - due giorni fa -, sotto il selciato della Nunziatura apostolica di via Po a Roma, di alcune ossa. La notizia - diventata pubblica poco dopo, con molti dubbi su quale “corvo” abbia dato la soffiata alla stampa, collegandola alle sparizioni del 1983 - ha riportato in prima pagina i nomi di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, le due sedicenni scomparse a Roma 35 anni fa. Il Vaticano ha chiesto l’intervento della procura di Roma e i magistrati, dopo aver aperto un nuovo fascicolo d’indagine per omicidio, hanno avviato gli accertamenti tecnici per capire a chi appartengano quei resti, confrontandoli con il Dna delle due ragazze. Secondo i primi rilievi, le ossa apparter- rebbero a due diverse persone di sesso femminile e sarebbero state ritrovate da alcuni operai durante lavori di ristrutturazione, sia nell’edificio del custode che in un diverso luogo.

Eppure, le modalità con cui la notizia è stata resa pubblica non convincono la famiglia Orlandi, ancora impegnata nella ricerca della verità sulla scomparsa di Emanuela. «Ci dicano perchè il ritrovamento è stato messo in relazione al caso di Emanuela o di Mirella Gregori», ha dichiarato l’avvocato, Laura Sgrò, che nella mattina di ieri ha incontrato i pm di Roma, insieme a Pietro Orlandi. La sorella di Mirella, Maria Antonietta Gregori, ha invece detto di non volersi illudere, «voglio restare con i piedi per terra ma in cuor mio spero che quelle ossa siano di Mirella così si potrebbe mettere una parola fine a questa vicenda e io avrei un luogo dove andare a piangere e portare un fiore a mia sorella». A rievocare, invece, un altro cold case risolto con il ritrovamento di un cadavere in una chiesa, diciassette anni dopo la scomparsa, è l’altra sorella di Emanuela Orlandi, Natalina. «Ho pensato subito a quando è stato ritrovato il corpo di Elisa Claps. Si disse che il corpo di Elisa poteva ' parlare”. Io ora ci spererei che ci fosse qualcosa che riguarda Emanuela e Mirella, così Emanuela finalmente potrebbe dirci che cosa è successo, come è morta. Sappiamo solo che è stata portata via, non ci sono elementi che possano dirci altre cose. In questi 35 anni sono tanti che hanno sfruttato la parola Vaticano dietro Emanuela», ha detto ai microfoni di Chi l’ha visto. «Ci hanno fatto credere di tutto e non smettono di farcelo credere. Noi sappiamo solo che qualcuno l’ha presa. Il resto potrebbe dircelo il corpo. Dunque, per assurdo, spero proprio che si tratti di loro, Mirella ed Emanuela».

Intanto, dopo la deflagrazione della notizia e dell’ipotesi che si tratti delle due sedicenni sparite nel 1983, ulteriori informazioni arrivano frammentarie: si sa solo che l’analisi dei resti è già cominciata. Il resto, lo rivelerà la scientifica. Poi sarà la procura a dover rispondere alla domanda su come quei resti siano finiti alla Nunziatura apostolica e, soprattutto, per mano di chi.