Non ha neanche avuto bisogno di attendere la prima proiezione per festeggiare il suo ennesimo trionfo. Domenica sera il presidente Vladimir Putin, accompagnato nella sede di Russia Unita dal fido premier Dimitri Mevedev, ha cantato vittoria pochi minuti dopo la chiusura dei seggi: «La gente chiede stabilità e noi gliela abbiamo data. I nostri cittadini hanno reagito ai tentativi di destabilizzazione dall'estero. Siamo molto soddisfatti». Saranno anche state «le elezioni più noiose di sempre», come scrivono diversi analisti e politologi, il tasso di affluenza sarà anche stato tra i più bassi di sempre (circa il 47% rispetto al 60% del 2011), ma sono tutti elementi che incrinano ben poco il potere e la reputazione dello "zar".In effetti il capo del Cremlino ha più di un motivo per esultare nel primo appuntamento elettorale dopo l'annessione della Crimea; il suo partito che domina la scena politica russa da oltre sedici anni, riesce persino a migliorare i risultati delle ultime elezioni legislative: con il 53% dei voti (contro il 49% di cinque anni fa) e il 76% dei deputati, Russia Unita potrà fare il bello e il cattivo tempo in una Duma praticamente monocolore. Oltre all'indubbio consenso raccolto da Putin, la nuova legge elettorale che introduce la metà di collegi uninominali, consegna una specie di implicito premio di maggioranza al partito vincitore.Al secondo e al terzo posto due formazioni "lealiste", i comunisti dell'eterno Gennadi Zuganov (13,5%) e i nazionalisti xenofobi di Vladimir Zirinowsky (13,2%) che si fanno chiamare proditoriamente liberal-democratici. Con il 6% entra in parlamento anche Russia Giusta, partito socialdemocratico sulla carta ma fedele al governo fin dal giorno della sua creazione nel 2006.In mille pezzi invece l'opposizione "antisistema", frammentata in tante liste minori di cui nessuna riesce a raggiungere il quorum del 5% necessario per entrare alla Duma, ma nemmeno lo sbarramento del 3% che dà accesso al finanziamento pubblico: il solo deputato uscente Dmitri Goudkov (Yabloko) è stato nettamente battuto in un colleggio uninominale di Mosca. Accusata dai principali organi di informazione filogovernativi di essere «al soldo degli Stati Uniti» (stesso trattamento denigratorio riservato a decine di ong che operano in Russia), l'opposizione politica al Cremlino è al suo anno zero e ci vorrebbe un vero e proprio miracolo perché riesca a riorganizzarsi in tempi brevi per poter almeno dare fastidio a Russia Unita.Nonostante Putin non abbia mai fatto riferimento a un possibile quarto mandato, il voto di domenica gli spiana di fatto la strada per le presidenziali del 2018. Con una popolarità che oscilla intorno all'85%, per nulla scalfita da una recessione che morde l'economia del Paese da quasi due anni e con degli avversari divisi e in larga parte impresentabili non si vede chi e cosa potrà impedirgli di furoreggiare ancora per anni.La netta vittoria elettorale gli permetterà al contempo di lanciare nuove riforme, su tutte quella dei servizi di sicurezza, autentica architrave del sistema di potere putiniano, preparata da diversi mesi e anticipata ieri dal quotidiano Kommersant. In sostanza verrà creato un «ministero della sicurezza di Stato» dalla ceneri del Fsb (l'intelligence interna): il nuovo organismo accorperà anche le competenze dell'intelligence estera (Svr) e si occuperà della protezione del Capo di Stato. In sostanza il ministero avrà le stesse funzioniel vecchio Kgb dell'Unione sovietica, con potere di controllo sul Comitato investigativo federale e lo stesso ministero degli Interni. «Se prima, noi agenti dell'Fsb fornivamo solo supporto alle indagini, ora avremo l'incarico di tenere sotto controllo i loro sviluppi: dalla formulazione dei capi di accusa, fino al processo in tribunale», ha speigato al quotidiano una fonte anonima dell'intelligence.