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«Ho pensato di prendere il nome di Leone XIV: diverse sono le ragioni, però principalmente perché il Papa Leone XIII, infatti, con la storica Enciclica Rerum novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale». Lo ha detto Papa Leone XIV nel suo messaggio al collegio cardinalizio, prima di una visita a sorpresa nel sanatorio agostiniano di Genazzano, alle porte di Roma. «Oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro», ha poi aggiunto Prevost.
Il 15 maggio del 1891, in un'Europa segnata dalle tensioni della rivoluzione industriale, Papa Leone XIII pubblicava la Rerum Novarum - “delle cose nuove” - un’enciclica destinata a cambiare per sempre il rapporto tra Chiesa e società. A oltre 130 anni di distanza, quelle parole tornano con forza alla luce, anche per un'altra ragione: sul soglio di Pietro è salito Papa Leone XIV, il primo a scegliere quel nome dopo 122 anni.
La Rerum Novarum fu infatti un testo pionieristico. Per la prima volta, la Chiesa prendeva posizione in modo diretto sulle condizioni delle masse operaie, condannando tanto il capitalismo selvaggio quanto il socialismo rivoluzionario. Leone XIII difendeva la proprietà privata, ma ne denunciava l’uso ingiusto e oppressivo; rivendicava per i lavoratori un salario giusto, il diritto al riposo, la libertà di organizzarsi in sindacati, e soprattutto il riconoscimento della loro dignità.
Lo Stato, secondo l’enciclica di Leone XIII, ha il dovere di intervenire in favore del bene comune, senza cadere però nel controllo totalitario. È qui che nasce la dottrina sociale della Chiesa, sviluppata poi da tanti altri papi, fino ai giorni nostri con Laudato si' e Fratelli tutti di Papa Francesco.
L'elezione di Papa Leone XIV riapre dunque un discorso antico e attualissimo. Il mondo di oggi, segnato da diseguaglianze globali, sfruttamento del lavoro e nuove forme di povertà, ha ancora bisogno della profezia di quella Rerum Novarum. Il nome scelto non è solo simbolico: è una dichiarazione d’intenti.
Come scriveva Leone XIII, «il lavoro non è una merce, ma una parte essenziale della dignità dell’uomo». Una frase che, oggi più che mai, suona come un programma.