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This photo released by Mizan News Agency, shows a workshop of Evin prison following a fire in Tehran, Iran, Sunday, Oct. 16, 2022. A towering blaze at the prison housing political prisoners and anti-government activists killed four inmates, the country's judiciary said. (Koosha Mahshid Falahi/Mizan News Agency via AP)
L'esercito israeliano ha lanciato una serie di attacchi contro quelli che ha descritto come organismi chiave della repressione governativa nel cuore di Teheran. I raid sulla capitale sembrano essere diretti contro istituzioni legate al controllo politico e alla sicurezza interna.
Tra gli obiettivi colpiti, figurano il quartier generale delle forze paramilitari Basij, il carcere di Evin, dove sono detenuti i prigionieri politici e dissidenti, la divisione per la sicurezza interna del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (Irgc) e i centri di comando ideologico della Repubblica Islamica. Il sistema della Repubblica islamica è articolato in diversi centri di potere.
L’obiettivo del raid sul carcere era il cancello d'ingresso, presumibilmente per permettere ai detenuti di fuggire. Dalla Rivoluzione islamica del 1979, la prigione di Evin è considerata il principale centro di detenzione per prigionieri politici, oppositori del regime, giornalisti e difensori per i diritti umani. Anche due italiane, la giornalista Cecilia Sala e la blogger Alessia Piperno, sono state detenute a Evin. Piperno è stata arrestata a Teheran il 28 settembre 2022 e rilasciata il 10 novembre dello stesso anno, dopo aver trascorso 45 giorni a Evin. Sala è stata arrestata il 19 dicembre del 2024 con l'accusa di "violazione delle leggi della Repubblica islamica" e liberata dopo 20 giorni.
Il penitenziario di Evin, che si estende su 43 ettari ai piedi delle montagne a nord di Teheran, è stato aperto nel 1972 e già da allora, quando era gestito dalla Savak, la polizia segreta che rispondeva al regime dell'ultimo Shah, Mohammad Reza Pahlavi, era il luogo dove venivano incarcerati oppositori e detenuti politici.
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