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Nemmeno il tempo di annunciare la fine della “guerra dei 12 giorni”, come l’ha definita Trump, che, nelle prime ore del tredicesimo giorno, i missili erano tornati a solcar i cieli del Medio Oriente. Sembrava che l’appello del presidente degli Stati Uniti perché entrambe le parti rispettassero il cessate il fuoco di dodici ore non avesse sortito effetti nelle prime ore.
Ma dopo uno scambio di missili, più simbolico che altro, Iran e Israele hanno interrotto gli attacchi. Riguardo al cambio di regime, invocato da Israele, Trump ha chiarito di non volere un cambio di regime a Teheran in quanto creerebbe «caos, e non vogliamo caos». In serata, dopo l’annuncio alla popolazione del presidente iraniano, Masoud Pezeshkian, della fine del conflitto, il presidente Usa è tornato a scrivere su Truth «Sia Israele che l'Iran volevano fermare la guerra. È stato per me un grande onore distruggere tutti gli impianti e le capacità nucleari e poi fermare la guerra» ha affermato Trump nel suo post.
L’Iran, dopo aver colpito Be’er Sheva nella notte, prima che iniziasse la tregua, avrebbe lanciato due missili contro il nord di Israele, in questo caso dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco, entrambi intercettati dall’Iron dome. L’attacco è stato però smentito dai comandanti delle forze iraniane. Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha dato l’ordine di colpire «obiettivi militari nel cuore di Teheran» in risposta all’attacco iraniano. «Israele. Non sganciate quelle bombe», ha scritto Trump su Truth, «Se lo fate, è una violazione grave. Riportate a casa i vostri piloti, subito!» prima di tradire una certa frustrazione «non sanno che cazzo stanno facendo» ha detto riferendosi ad entrambe le parti, «sono molto scontento», ha aggiunto prima di salire sull’Air Force One, diretto al vertice Nato dell’Aja.
Il presidente Usa ha poi sentito telefonicamente Netanyahu, reiterando l’invito a far rientrare i caccia. Il premier israeliano avrebbe fatto orecchie da mercante, sostenendo che avrebbe dovuto dare una risposta, almeno simbolica, ai lanci di missili iraniani. Nonostante la risposta di Netanyahu Trump ha provato a forzare la mano, «Israele non attaccherà l'Iran» ha scritto su Truth, «Tutti gli aerei torneranno a casa, mentre faranno un saluto amichevole all'Iran. Nessuno sarà ferito, il cessate il fuoco è in vigore!».
Il saluto è arrivato ma non molto amichevole, l’aeronautica militare israeliana ha infatti colpito un radar a nord di Teheran. A seguito dell’attacco israeliano diverse esplosioni si sono verificate nelle città di Babol, Babolsaer e Chamestan, nel nord del mar Caspio. La situazione sembra però essere rientrata a seguito dell’ultimo attacco da parte delle forze israeliane. Lo spazio aereo di Teheran è stato riaperto, così come quello iraqeno, segnali che danno qualche flebile speranza di tenuta della tregua. La fine delle restrizioni per i civili israeliani, stabilite con l’inizio dell’operazione Rising Lion, insieme alla ripresa del normale traffico aereo israeliano, potrebbero essere ulteriori segnali di probabile tenuta del cessate il fuoco.
Il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian, ha aperto alla ripresa delle trattative specificando che la Repubblica islamica non intende dotarsi dell’arma nucleare ma che allo stesso modo non accetterà imposizioni con la forza da parte degli Stati Uniti di condizioni ritenute inaccettabili da Teheran. Mohammed Eslami, capo dell’organizzazione per l’energia atomica dell’Iran ha sostenuto che Teheran sarebbe già al lavoro per ripristinare il programma nucleare della Repubblica islamica.
Di diverso avviso il capo di stato maggiore israeliano, Eyal Zamir, «Abbiamo concluso una fase significativa», ha dichiarato Zamir «ma la campagna contro l'Iran non è finita. Stiamo entrando in una nuova fase basata sui risultati di quella attuale. Abbiamo fatto arretrare di anni il progetto nucleare iraniano, e lo stesso vale per il suo programma missilistico»
I detenuti del carcere di Evin, colpito lunedì da un missile israeliano, sono stati trasferiti in un’altra strutture nella provincia di Teheran, probabilmente per evitare possibili fughe o rivolte, a renderlo noto è stata l’agenzia di stampa Mizan, organo affiliato alla magistratura iraniana. Un cittadino europeo è stato arrestato con accuse di spionaggio a favore di Israele dai Guardiani della rivoluzione nella città di Khermansha. Un agente del Mossad ha telefonato a un generale iraniano «Posso avvertirti ora», ha detto l’agente al suo interlocutore, «hai 12 ore per fuggire con tua moglie e tuo figlio. In caso contrario, sei sulla nostra lista. Siamo più vicini a te di quanto lo sia la tua giugulare. Mettitelo in testa, Dio ti protegga». Al generale è stato chiesto, per avere salva la vita, di registrare un video in cui dichiarasse di dissociarsi dal regime dei Pasdaran «Hai 12 ore per fare un video in cui dici che hai abbandonato questo governo e che non vuoi sacrificare la tua vita per chi distrugge il paese da 46 anni», ha concluso l’agente.