Il Papa «anti-Trump», ma anche «la peggior scelta per i cattolici del Make America Great Again». Non usa giri di parole Steve Bannon, uno dei più importanti alleati cattolici ed ex stratega del presidente Usa, Donald Trump, per definire l’elezione del cardinale americano Robert Francis Prevost a Papa, con il nome di Leone XIV.

Secondo Politico, Bannon ha definito l’esito del Conclave come «un voto anti-Trump da parte dei globalisti che gestiscono la Curia» perché «questo è il Papa che Bergoglio e la sua cricca volevano».

Un giudizio sprezzante, che non lascia spazio a interpretazioni e che soprattutto cozza con il messaggio distensivo lanciato dallo stesso Trump poco dopo l’elezione di Prevost, nel quale il tycoon annunciava un incontro a breve termine tra i due. Tuttavia è indubbio che il cardinale americano fosse il meno “trumpiano” tra i porporati statunitensi presenti in Conclave, viste anche le sue prese di posizione in passato sia sulle questioni migratorie, anche perché di figlio di padre di origini francesi e madre di origini spagnole, sia su questioni più strettamente legate alle fede, come nel caso di un retweet polemico nei conforti del vicepresidente Usa JD Vance risalente al 3 febbraio scorso.

Quel giorno l’allora cardinale Prevost condivise un articolo di una pubblicazione cattolica dal titolo «JD Vance sbaglia: Gesù non ci insegna a sminuire l’amore per il prossimo», in risposta a un’uscita dello stesso Vance in cui spiegava, dal suo punto di vista, che «prima si ama la propria famiglia, poi si ama il prossimo, poi si ama la propria comunità, poi si ama il proprio concittadino e poi si dà priorità al resto del mondo» mentre «gran parte dell’estrema sinistra ha completamente ribaltato questa idea».

Ieri, tuttavia, Vance si è congratulato con Prevost per l’elezione. «Sono sicuro che milioni di cattolici americani ed altri cristiani pregheranno per il suo lavoro di successo alla guida della Chiesa - ha scritto - Che Dio lo benedica».

Nel frattempo si è scoperto che Prevost è un elettore registrato negli Stati Uniti nel sobborgo di New Lenox, a Chicago, e in passato ha votato sia per le primarie democratiche che per quelle repubblicane. Lo indicano infatti i documenti elettorali ottenuti dall’emittente Cbs News e provenienti dal Consiglio elettorale dello Stato dell’Illinois. La televisione statunitense spiega che le autorità dello Stato non richiedono la registrazione di un elettore a un partito come requisito per la partecipazione alle primarie. Per votare, tuttavia, è necessario scegliere una scheda di partito. Prevost ha votato più frequentemente per le primarie repubblicane che per quelle democratiche. L’ultima volta che lo ha fatto è stato nel 2016 (le primarie sarebbero state vinte dall’attuale presidente, Donald Trump, con il senatore del Texas Ted Cruz arrivato secondo in Illinois con il 30 per cento circa delle preferenze). Il nuovo Papa ha votato anche per le elezioni presidenziali del 2024, ma non ha mai dichiarato a favore di quale candidato.

Di certo, con la sua elezione il Collegio cardinalizio ha voluto lanciare un segnale, un po’ come accaduto nel 1978 con Papa Wojtyła. All’epoca, le azioni di Giovanni Paolo II funsero da piccolo granello di sabbia nell’ingranaggio del regime comunista sovietico, che si dissolse poco più di dieci anni dopo l’elezione del cardinale polacco. Oggi, il messaggio che la Chiesa potrebbe aver voluto dare è quello di un “contraltare” al trumpismo, affinché con le sue gesta Papa Prevost possa in qualche modo “arginare” la marea sovranista tornata in auge dopo la rielezione di Trump.

Tra i primi a complimentarsi con lui anche gli ex presidente dem Barack Obama e Joe Biden. «Michelle ed io esprimiamo le nostre congratulazioni a un nostro concittadino di Chicago, Sua Santità Papa Leone XIV - ha scritto Obama - Questo è un giorno storico per gli Stati Uniti e pregheremo per lui mentre inizia il sacro compito di guidare la Chiesa cattolica e di dare l’esempio a così tante persone, a prescindere dalla fede». Secondo presidente cattolico dopo JFK, nel suo messaggio Biden ha scritto: «Che Dio benedica Papa Leone XIV dell’Illinois, Jill e io ci congratuliamo con lui e gli auguriamo successo».

Ma c’è anche chi pensa che i cardinali conservatori nordamericani abbiano accettato il nome di Prevost per le troppe aperture di Parolin, grande favorito della vigilia, nei confronti della Cina. E proprio dal Dragone è arrivato ieri il commento sull’elezione di Prevost. La Cina auspica, «sotto la guida del nuovo Papa», che il Vaticano «continui a collaborare per promuovere costantemente le relazioni, contribuendo alla pace nel mondo, alla stabilità, allo sviluppo e alla prosperità», ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Lin Jian.