Mentre gli Stati Uniti minacciano di inasprire le sanzioni contro la Russia, Mosca è andata al contrattacco con una mossa dal forte significato politico. La procura generale della Federazione Russa ha inserito nella propria black list l’Università di Yale, definendola “non gradita”. L’istituzione accademica è accusata di continui tentativi di destabilizzazione della Russia e di addestrare attivisti per opporsi al Cremlino. Pertanto, le attività dell’Università – la terza più antica degli Stati Uniti – sono tutte considerate «indesiderate sul territorio della Federazione Russa».

La magistratura ritiene che nell’ateneo americano la didattica e il confronto tra professori e studenti siano volti «a violare l’integrità territoriale russa, il blocco internazionale dello Stato e a minare le sue fondamenta economiche, nonché a destabilizzare la situazione socio-economica e politica del Paese». La Procura generale di Mosca teme, soprattutto per l’attivismo della Facoltà di Relazioni internazionali di Yale, che gli studenti ricevano una formazione per la “leadership globale”, tramite un programma di borse di studio, ma in realtà vengono formati “leader dell’opposizione di Paesi stranieri”.

Alexei Navalny, ucciso nel febbraio 2024 nella colonia penale di “Polar Wolf”, evidentemente fa ancora paura al Cremlino. La posizione contro Yale sembra voler cancellare la memoria del principale oppositore di Putin, fondatore della “Fondazione Anticorruzione” (FBK). Navalny ha studiato Scienze politiche e Affari internazionali nell’ateneo con sede a New Haven, nel Connecticut, dopo aver ricevuto nel 2010 una borsa di studio del programma “World Fellows”. «Tra i laureati russi a Yale – scrive la Procura generale russa - ci sono i leader e gli attivisti dell’organizzazione estremista “Fondazione Anticorruzione”, che hanno utilizzato conoscenze e tecnologie acquisite nell’università per intensificare le attività di protesta nella Federazione Russa».

Ma non è finita qui. Il timore dell’autorità giudiziaria riguarda pure l’influenza che gli oppositori (studenti e docenti) presenti nell’ateneo americano potrebbero avere per intensificare le politiche contrarie alla Russia di Putin. «Su internet – aggiungono i magistrati di Mosca - si diffondono richieste di inasprimento delle sanzioni anti-russe e di introduzione di nuove sanzioni più efficaci, che potrebbero limitare significativamente il potenziale economico della Russia. L’Università di Yale sta lavorando alla giustificazione giuridica per il sequestro di beni russi detenuti illegalmente dai Paesi occidentali allo scopo di utilizzarli successivamente per finanziare le forze armate dell’Ucraina».

Le accuse mosse a Yale vietano pertanto all’Università di svolgere qualsiasi tipo di attività in Russia. Secondo la legge russa, le persone ritenute affiliate a organizzazioni “indesiderate” rischiano fino a quattro anni di carcere, mentre i dirigenti delle medesime organizzazioni possono essere condannati fino a sei anni. Il motto di Yale, “luce e verità”, evidentemente infastidisce non poco Mosca.

Sul versante della guerra, i proclami di Donald Trump relativi all’invio di armi in Ucraina, con le piroette dei primi giorni di questa settimana, hanno trovato una semi-smentita ieri da parte del ministero della Difesa della Germania. Da Berlino si sono affrettati a precisare che non «si è a conoscenza di una consegna di sistemi di difesa aerea Patriot statunitensi all’Ucraina». Il ministero della Difesa tedesco gela, per il momento, le aspettative di Kyiv dopo le dichiarazioni del presidente statunitense, il quale aveva annunciato l’imminente consegna dei Patriot all’Ucraina attraverso la Germania.

«L’obiettivo è trovare soluzioni per implementare la consegna dei sistemi il più rapidamente possibile», ha affermato il portavoce del ministero della Difesa, aggiungendo che «le modalità esatte sono ancora in fase di coordinamento, e le modalità precise per l’implementazione dei sistemi sono ancora parte del processo di coordinamento». Ogni discussione sulla fornitura di ulteriori sistemi Patriot all’Ucraina sarà comunque al centro di un incontro, in programma lunedì prossimo, tra i Paesi che sostengono Kyiv. Negli aiuti militari all’Ucraina gli Stati Uniti sono intenzionati ad avvalersi della Nato come testa di ponte. Soluzione non gradita alla Francia. Emmanuel Macron vorrebbe in questa partita un maggiore e diretto coinvolgimento dell’Europa, impegnata a rafforzare la propria difesa con investimenti diretti sulla produzione su scala nazionale di armi.

Diverse regioni ucraine hanno subito ancora una volta pesanti attacchi. Le aree maggiormente colpite sono state quelle di Vinnytsia, Dnipro, Kharkiv e Odessa. Nell’ondata di bombardamenti vengono prese di mira le infrastrutture energetiche. A Kryvyi Rih, città di Volodymyr Zelensky, l’alimentazione elettrica è rimasta sospesa per molte ore. Una quindicina le persone ferite, compreso un bambino. Grazie all’intervento dell’aeronautica ucraina, come ha comunicato lo stesso Zelensky, sono stati abbattuti oltre 200 droni, mentre altri 140 non hanno raggiunto i loro obiettivi.