C’è uno scarto enorme fra gli auspici dei professionisti — dell’avvocatura in particolare — e la severità della stretta fiscale loro inflitta. «Se dovessi misurare l’asprezza delle misure», spiega la componente di Ocf Rosanna Rovere, «direi che siamo oltre il limite del tollerabile. Diventa molto difficile rientrare nella soglia che consente l’accesso alla flat tax. E, paradosso davvero inspiegabile, il regime forfettario viene comunque escluso per tutti i professionisti, a cominciare da noi avvocati, che lavorano in forma associata. Proprio in un momento in cui la crisi costringe a chiudere gli studi singoli e a condividerli con gli altri. Davvero incomprensibile».

Avvocata del Foro di Pordenone, “colonna” dell’ufficio di coordinamento dell’Organismo congressuale forense, Rovere ha da poco finito di predisporre la nota tecnica inviata al governo insieme con Cnf e Cassa forense. In quel dettagliato documento il linguaggio è analitico. Ma fuori dal tecnicismo normativo, la reazione di Rovere al colpo arrivato per i professionisti è molto preoccupata: «Sono lustri che continuiamo a essere penalizzati. I professionisti, a cominciare costituiscono anche un enorme bacino di consenso. Ma evidentemente siamo stati sacrificati sull’altare altare del cuneo fiscale per il lavoro dipendente».

Quante chance ci sono che nel milleproroghe il colpo venga ridotto?

Difficile dirlo. Ma abbiamo scritto a presidenza del Consiglio e Mef nella convinzione di potere e dovere essere ascoltati. Intanto cresce l’allarme dei colleghi, che tra le tante cose sono persino incerti sul regime fiscale da applicare alle fatture emesse in questa prima parte del 2020.

Il lavoro autonomo è stato sacrificato per allargare un po’ il cuneo fiscale sul lavoro dipendente?

Si è voluto agevolare il dipendente a svantaggio dell’autonomo, a cominciare dalla stretta sulla flat tax: è fin troppo evidente. Lo si è fatto senza considerare l’ulteriore peso scaricato su noi professionisti in materia di adempimenti: dalla fatturazione elettronica al pos. In una fase di crisi come quella che riguarda in particolare il lavoro autonomo ci si sarebbe aspettata maggiore attenzione. Secondo una tabella pubblicata da Repubblica il 75 per cento del nostro fatturato va in tasse. Peso che non ha pari in alcun altro posto d’Europa. Le strette sulla flat tax inserite in Manovra vanno nella solita direzione.

C’è una contraddizione con proposte, venute dalla maggioranza, come quella sull’equo compenso?

Assolutamente sì. Oltretutto l’assottigliarsi del margine per accedere al regime forfettario, previsto per i redditi inferiori ai 65mila euro, si traduce in concorrenza sleale tra professionisti, e tra avvocati: chi rientra nelle soglie potrà permettersi di accettare incarichi dalla Pa più agevolmente di chi non vi rientra, perché nel primo caso il compenso non risente dell’Iva. Cosa c’è di equo, in tutto questo?

Le altre penalizzazioni?

Basti pensare allo scarto fra le nostre attese e l’esito finale: avevamo chiesto di estendere il regime forfettario in modo che vi potessero accedere i professionisti con redditi entro i 100mila euro, seppur con l’imposta ricalibrata al 20 per cento. Non solo la richiesta è stata disattesa, ma pure per l’accesso al regime sotto i 65mila euro è stata reintrodotta la condizione di aver sostenuto spese per collaboratori pari ad almeno 20mila euro.

Poi c’è l’esclusione per chi vanta redditi da dipendente per 30mila euro o oltre.

Aggiungo ancora: è pesantissima anche l’esclusione delle associazioni professionali. Proprio in un’epoca in cui si rinuncia allo studio e ci si associa ad altri colleghi pur di risparmiare sulle spese, si va a penalizzare gli studi associati. Non a caso da quando è stata approvata la legge di Bilancio è partita la corsa allo scioglimento delle associazoni. Poi però Unicredit si fa la propria società tra avvocati grazie alle norme che lo consentono...

Perché è stato imposto anche ai professionisti l’obbligo di fattura elettronica entro 12 giorni dall’incasso?

Perché nella lotta all’evasione ci si rivolge a noi con lo stesso sguardo obliquo riservato ai commercianti, a chi ha fatturati superiori ai 400mila euro. Sa cosa significa? Che o assumi un operatore solo per la fatturazione elettronica, e per gli studi medio- piccoli è un suicidio, o affidi anche questo al commercialista, che dovrai pagare. Senza considerare che il programma per la fatturazione elettronica e il pos hanno uno loro costo tutt’altro che trascurabile. Non è finita qui?

Cos’altro?

È stato violato lo statuto del contribuente. Secondo cui, in caso di nuovi adempimenti, devono trascorrere 60 giorni fra l’entrata in vigore della norma che li prevede e la loro effettiva applicazione. Siamo in odore di incostituzionalità, ma chi solleverà mai la questione?

Se dovesse misurare la durezza del colpo su una scala da 1 a 10?

Dieci. Soprattutto considerata l’epoca in cui arriva una stretta così pesante.