Un nuovo capitolo nel caso giudiziario che ha travolto l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy. Durante l’udienza alla Corte d’appello di Parigi, l’Avvocato Generale Damien Brunet ha chiesto che l’ex capo dello Stato venga scarcerato e posto sotto sorveglianza giudiziaria, sostenendo che «i rischi di collusione e di intimidazione dei testimoni giustificano tale misura di controllo». La richiesta è arrivata nell’ambito dell’esame della domanda di scarcerazione presentata dai legali di Sarkozy. La decisione è attesa nel pomeriggio, intorno alle 13.30, e potrebbe segnare una svolta nella vicenda giudiziaria che lo vede coinvolto per il presunto finanziamento illecito della sua campagna presidenziale del 2007 da parte del regime libico di Muammar Gheddafi.

Le parole di Sarkozy: «È un calvario, ma resto fedele alla verità»

Visibilmente provato, Sarkozy ha preso la parola davanti ai giudici per esprimere la propria versione dei fatti. «So che questa non è la sede per discutere il merito del mio caso, ma non ho mai avuto l’idea o la folle intenzione di chiedere soldi al signor Gheddafi. E non confesserò mai qualcosa che non ho fatto», ha dichiarato con tono fermo. Poi, un passaggio più personale: «Non avrei mai immaginato di arrivare a settant’anni e di andare in prigione. È un calvario imposto. È dura, molto dura. Lascia il segno, è estenuante». L’ex presidente ha voluto anche ringraziare il personale penitenziario del carcere di La Santé, dove è detenuto da tre settimane: «Hanno dimostrato un’umanità eccezionale, rendendo sopportabile questo incubo».

Sarkozy, che si è sempre dichiarato innocente, è accusato di corruzione, finanziamento illecito e associazione a delinquere. L’inchiesta ruota intorno alle presunte somme di denaro che l’allora leader libico avrebbe inviato per sostenere la sua campagna elettorale del 2007. La vicenda ha riaperto un acceso dibattito in Francia sul rapporto tra potere politico e giustizia, con l’opinione pubblica divisa tra chi chiede rigore e chi invoca garantismo. La Corte d’appello dovrà ora decidere se accogliere la richiesta della Procura e disporre la scarcerazione sotto sorveglianza o confermare la detenzione.