Il Consiglio d’Europa promuove i progressi fatti dalla giustizia italiana. Il Comitato dei Ministri, organo che garantisce che gli Stati membri dell’Unione diano esecuzione alle sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ha chiuso le supervisioni sull’Italia per la durata dei processi civili e la lunghezza delle procedure fallimentari. «Riconquistiamo i soldi dei contribuenti italiani e riconquistiamo prestigio», ha detto il ministro della Giustizia Andrea Orlando, sottolineando come «quando sono diventato ministro della Giustizia, mi toccava quotidianamente leggere articoli e vedere servizi che riportavano condanne all’Italia da parte della Corte Europea dei diritti dell’uomo in materia di sistema penitenziario, di durata dei processi civili, di lunghezza delle procedure fallimentari. Non potevamo mettere piede fuori dai nostri confini senza che qualcuno ci bacchettasse. Lo dico con orgoglio: non è più così».

La soddisfazione di Orlando arriva dopo due decisioni del Comitato dei Ministri, che hanno deciso nella loro sessione annuale la fine della supervisione della giustizia italiana per l’applicazione delle sentenze Cedu rientranti nei casi “gruppo Ceterioni v. Italia” in materia di durata dei procedimenti civili e “gruppo Luordo v. Italia”, per le disfunzioni nella durata dei procedimenti fallimentari.

Si tratta di due casi che hanno dato vita al controllo europeo sulla giustizia italiana e la chiusura della supervisione riconosce i miglioramenti del Paese nei settori della giustizia civile e fallimentare. «Così vengono chiusi 1723 casi pendenti in materia di durata dei processi civili, che rappresentano il 75% del nostro contenzioso in materia e la chiusura di 24 casi individuali in materia di disfunzioni nella durata dei procedimenti fallimentari», ha spiegato il ministro, per il quale le decisioni sono «un giudizio positivo sui risultati e sulle riforme approvate, come la riforma del diritto fallimentare». Orlando, infatti, ha sottolineato un dato: «A inizio legislatura il nostro contenzioso presso la Cedu era enorme, a fine legislatura consegnamo un risultato: è stato abbattuto di oltre l’ 80%».

Ceteroni e Luordo si riferiscono ai casi presentati alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo a metà degli anni Novanta, che riguardavano l’irragionevole lunghezza dei procedimenti giudiziali e che hanno dato vita a due filoni contenziosi e attivato la procedura di supervisione nei confronti dell’italia. Per mettere fine al monitoraggio, il Governo italiano ha sviluppato negli anni una serie di piani strategici elaborati dal Ministero della giustizia per consentire la diminuzione della presentazione di nuove procedure in materia. In entrambi i casi, determinante è stata l’introduzione della possibilità di svolgere parte delle incombenze procedimentali in via telematica con il processo civile telematico e con l’udienza in via telematica nel caso di procedimenti fallimentari che richiedono la presenza di un elevato numero di creditori.

I buon risultati raggiunti dal sistema italiano sono stati lodati dalle autorità di Strasburgo, che hanno sottolineato come il lavoro tecnico abbia permesso di superare buona parte dei problemi strutturali del nostro sistema giudiziario, fino a renderlo un «esempio virtuoso da prendere a modello anche per altri Stati Membri».