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Non è ancora la preannunciata invasione via terra della Striscia di Gaza, ma i segnali che qualcosa di significativo a livello militare, da parte di Israele, si sta preparando, sono sempre più frequenti. Considerazioni di tipo strategico, le divisioni all'interno dell'esecutivo israeliano e il freno imposto dagli Stati Uniti hanno rallentato un attacco in grande stile, ma il raid messo in scena nella notte tra mercoledì e giovedì dà il senso di un'attesa che potrebbe terminare a breve.
L'esercito israeliano infatti è penetrato a nord della Striscia con un'operazione mirata, anche se abbastanza rilevante in termini di uomini e mezzi. Gli incessanti attacchi aerei hanno sicuramente indebolito le difese, ciò ha consentito ai tank dell'IDF di neutralizzare alcune postazioni di Hamas e, secondo il comunicato ufficiale, senza subire alcuna perdita. In compenso, affermano i portavoce di Hamas, nei raid di Tshaal, avrebbero causato la morte di cinquanta ostaggi israeliani.
Il video dell'azione notturna pubblicato dall'esercito israeliano ieri ha mostrato veicoli corazzati che procedevano attraverso una zona sabbiosa di confine. Si vede un bulldozer radere al suolo parte di una sponda rialzata, carri armati che sparano proiettili ed esplosioni brillare vicino e in mezzo a una fila di edifici danneggiati.
L'azione è stata confermata dagli stessi vertici militari di Tel Aviv: «Durante la notte, l'IDF ha condotto un raid mirato utilizzando carri armati nel nord della Striscia di Gaza, come parte dei preparativi per le prossime fasi di combattimento. I soldati sono usciti dall'area alla fine dell'attività». In realtà Israele ha già fatto diversi progressi limitati nella Striscia di Gaza nelle ultime due settimane e mezzo, ma questa è stata la più grande incursione della guerra in corso.
L'elemento più evidente dell'operazione dal punto di vista militare è l'uso dei tank e altri mezzi blindati come hanno fatto notare, interrogati dai media internazionali, diversi analisti. Inoltre l'esercito israeliano si sarebbe mosso con obiettivi specifici. Sarebbero stati uccisi un certo numero di combattenti di Hamas e sono state danneggiate una quantità significativa di infrastrutture. In particolare a finire nel mirino dei tank le postazioni anticarro, un'ulteriore conferma della preparazione di un'invasione su larga scala.
Lo stesso primo ministro israeliano Netanyahu ha confermato: «ci stiamo preparando per un'offensiva di terra». Rimane comunque anche in questo caso un interrogativo sospeso sul quando tutto ciò si verificherà. L'incertezza sembra rispondere a una realtà che viene sottaciuta dal governo israeliano ma di fondamentale importanza. I raid sarebbero il tentativo di saggiare l'eventuale resistenza, un approccio derivato dalla mancanza di informazioni sufficienti. All'interno della Striscia ci sono decine di migliaia di combattenti di Hamas e della Jihad islamica dei quali non si conosce l'effettiva capacità militare. Il raid di terra è arrivato all'indomani dello scontro tra Israele e Onu il quale ha avvertito che le scorte di carburante a Gaza si sono praticamente esaurite costringendo a ridurre drasticamente gli sforzi di soccorso nel territorio. Il bilancio delle vittime, per lo più civili, ormai ha superato quota 7000 di cui la metà sono bambini.
E mentre la situazione si aggrava, il contagio del conflitto minaccia di estendersi a tutta la regione, anche ieri colpi di artiglieria sono stati scambiati a nord di Israele al confine con il Libano tra IDF e Hezbollah. Attacchi aerei israeliani sono stati effettuati sulla Siria e il conflitto potrebbe precipitare anche in Cisgiordania, dove l’aria ribolle. Le autorità palestinesi affermano che più di 1200 persone sono state arrestate dalle forze israeliane e almeno 103 sono state uccise dal 7 ottobre.
A livello internazionale da notare la dura presa di posizione turca, Erdogan infatti ha rilasciato parole di fuoco contro l'Occidente che non agirebbe perché «il sangue versato è il sangue dei musulmani». Gli Europei sembrano condannati alla inazione per le divisioni interne come ha dimostrato l'incontro di mercoledì. La Russia intanto sembra giocare una partita tutt'altro che disinteressata come prova la visita di una delegazione di Hamas che si trova attualmente a Mosca. La Russia ha legami con tutti gli attori chiave, da Israele all'Iran, e ha ripetutamente attribuito l'attuale crisi al fallimento della diplomazia statunitense.