Quasi in concomitanza con il ritiro delle truppe mercenarie del gruppo Wagner da Bakhmut, il suo fondatore Yevgeny Prigozhin è tornato a parlare e soprattutto a lanciare messaggi più o meno espliciti al Cremlino. La battaglia per il controllo della città mineraria ucraina è durata diversi mesi, sicuramente la più feroce e sanguinosa dell'intera guerra. Wagner ha rivendicato la conquista il 2o maggio, assicurato il passaggio di consegne all'esercito ufficiale di Mosca ma il conflitto con le élites politiche non si è placato.

E simbolicamente, ed è proprio dalle rovine della città distrutta che Prigozhin non ha mancato di rilasciare affermazioni sorprendenti, ma che appaiono a tutti gli effetti come una guerra di logoramento contro quelli che considera i suoi nemici. L'occasione per il fondatore del gruppo mercenario è stata un'intervista con il blogger filo regime putiniano Konstantin Dolgov. In una conversazione durata circa un ora, trasmessa da Bloomberg, Prigozhin ha fatto il punto sulla guerra in Ucraina e alcune delle sue parole sono sembrate un enormità sia per il tono che per il contenuto.

Basti pensare a uno dei passaggi principali: «Abbiamo condotto un'operazione speciale per cosa? Smilitarizzare e denazificare l'Ucraina? Alla fine, la denazificazione ha permesso all'Ucraina di diventare una nazione conosciuta in tutto il mondo. (...) Francamente, l'Ucraina è stata legittimata, ha detto il capo di Wagner. All'inizio dell'operazione speciale, avevano 500 carri armati... Oggi ne hanno 5000. Se avevano 20mila persone che sapevano combattere, oggi sono 400mila. Cosa abbiamo smilitarizzato? Oggi penso che l'esercito ucraino sia uno dei più forti».

Naturalmente il personaggio è rimasto fedele al suo cliché, quello di usare le iperboli come mezzo di comunicazione. Ma è chiaro che in poche righe sia praticamente smantellato tutto l'impianto politico e militare della cosiddetta Operazione Speciale. E naufragato, per Prighozin l'obiettivo propagandistico della denazificazione, anzi il nazionalismo estremo ucraino sembra essere uscito rafforzato dal conflitto non ancora concluso. La smilitarizzazione, altro intento, questo si piu concreto almeno come strategia, è fallita. L Ucraina anzi ora è una nazione armata fino ai denti grazie all'intervento diretto dei paesi occidentali, Usa in testa.

Una debacle completa che potrebbe portare a conseguenze ancor piu gravi per Vladimir Putin. la Russia infatti sarebbe sull'orlo di una possibile rivoluzione come nel 1917. Il motivo risiede nei troppi morti che ormai non possono venire piu nascosti all'opinione pubblica. E così, dice Prigozhin: «I soldati si alzeranno e poi i loro cari si alzeranno. È sbagliato pensare che ce ne siano centinaia, ce ne sono già decine di migliaia, parenti di coloro che sono stati uccisi».

E logico che si tratta di esagerazioni basate unicamente sulle sue osservazioni interessate anche se qualche dato fornito dallo stesso Prigozhin avvalora l'ipotesi di un malcontento da tenere in conto. Nell'intervista viene detto che nella battaglia di Bakhmut sono stati uccisi 50mila soldati ucraini e altri 70mila sarebbero rimasti feriti. Il bilancio per il gruppo Wagner è altrettanto drammatico; su gli oltre 50mila effettivi gli uccisi sono stati 20mila, di cui la metà erano ex detenuti arruolati nella compagnia privata militare. Sono a tutti gli effetti quei figli del popolo che vanno a morire mentre la stirpe delle élites viene messa al riparo. Ancora una volta Prigozhin ha usato un argomento difficilmente attaccabile e verosimile, intriso di un populismo che è il segno dello scontro con chi comanda a Mosca.

In questo senso ha dato anche qualche suggerimento a Putin: emanare un nuovo bando di arruolamento (forse una specie di leva obbligatoria) e imporre la legge marziale. Ciò per prevenire eventuali moti rivoluzionari. Una ricetta troppo semplice e probabilmente inapplicabile in un paese come la Russia che provocherebbe forse anche ancora piu dissenso. A meno che questo non sia l'intento nascosto di Prighozin. Quest'ultimo poi potrà anche usare come argomento l'episodio di un'incursione di alcuni uomini armati di almeno due gruppi russi anti regime che si sono infiltrati nella regione di Belgorod. Si tratterebbe di combattenti equipaggiati con un buon armamento e la cui estrazione non è chiarissima, si va dall'estrema destra a persone che si dichiarano semplicemente democratiche. Il sospetto che possano essere stati riforniti dall intelligence Usa è alto anche se tutti negano, così come gli stessi miliziani hanno detto di non agire sotto la direzione di Kiev.