“Nella quotidianità treni, metropolitane, autobus e stazioni sono, oramai troppo spesso, teatro di gravi episodi di violenza, creando una situazione inaccettabile per il personale che opera in prima linea, costantemente esposto ad atti di violenza, sia fisica che verbale, durante l'adempimento dei propri doveri professionali. Ancora più preoccupante è l'indifferenza evidente che circonda tali atti”. A dirlo è, in una nota, il segretario nazionale vicario di Faisa Cisal Edgardo Fano.

Secondo il leader sindacale, “queste continue aggressioni, spesso legate a servizi di trasporto insufficienti o inadeguati, mettono a rischio il personale che lavora a bordo e a terra dei mezzi di trasporto, esponendoli alla violenza di chi, ignorando le regole, minaccia la sicurezza e la tranquillità dei passeggeri e dei lavoratori, generando al contempo una sensazione di profondo disagio e insicurezza nell'offerta di servizi per tutta la comunità. Gli autisti, i verificatori, i capitreno e tutti coloro che lavorano nel settore della mobilità devono ricevere un adeguato sostegno: ogni aggressione contro un operatore”, osserva Fano, “deve essere letta anche come una grave minaccia al diritto alla mobilità”.

Pertanto, per il segretario di Faisa Cisal, “è assolutamente essenziale adottare misure idonee a prevenire e dissuadere tali vergognosi episodi di violenza. Queste misure dovrebbero iniziare con l'emissione di direttive specifiche da parte del Ministero dell'Interno a tutte le Prefetture, al fine di stabilire protocolli operativi che consentano interventi rapidi in caso di aggressione, possibilmente aumentando la presenza delle forze dell'ordine sui mezzi per garantire interventi immediati a protezione degli operatori e degli utenti”.

Tale incremento della presenza di forze di polizia a bordo dovrebbe essere preceduto, aggiunge Fano, “dall’individuazione delle tratte e degli orari considerati particolarmente a rischio aggressioni. Contemporaneamente, sempre nell’ambito preventivo e con funzione di deterrenza, è necessaria la progressiva estensione a tutti i mezzi di sistemi di videosorveglianza a bordo, l’isolamento del posto di guida degli operatori con cabine protette, la creazione di collegamenti per l’immediata segnalazione alle centrali operative e alle forze dell’ordine delle situazioni a rischio, permettendo così di mettere in atto le azioni necessarie, in modo tempestivo, a tutela del personale, dei passeggeri e dei beni aziendali”.

Le imprese che eserciscono i servizi di Tpl, fa notare il leader di Faisa Cisal, “anziché abbandonare a sé stessi i propri dipendenti, dovrebbero garantire loro, in caso di aggressione, una adeguata assistenza legale, costituendosi parte civile nei procedimenti, e inoltre assicurare percorsi di sostegno psicologico e specifiche polizze assicurative a favore dei dipendenti oggetto di aggressione. Nonostante riteniamo prioritario avere un approccio preventivo, non si può comunque escludere, a priori, anche quello repressivo: alla politica, che certamente dovrebbe essere ricettiva verso questo tema, proponiamo di avviare una fase legislativa a tutela del personale dipendente delle aziende autoferrotranviaria e ferroviarie d’Italia. Il tema”, conclude Fano, “sarà affrontato nel XIV congresso nazionale della Faisa-Cisal che si svolgerà a Rome il 22 e 23 Novembre prossimi”.