Sono più di un migliaio le donne scomparse in Perù dall’inizio dell’emergenza pandemica. Oltre 900, di cui almeno 600 giovanissime, soltanto nel periodo dal 16 marzo al 30 giugno, per un totale di 1200 secondo gli ultimi dati di luglio. A diffondere «il numero allarmante» è il Ministero delle donne e delle popolazioni vulnerabili, impegnato da mesi in una campagna di prevenzione contro la violenza di genere. Il sospetto, infatti, è che molte possano essere vittime di femminicidio o di abusi. Moltissime sono le ragazze coinvolte in giri di prostituzione e traffici illegali, di cui improvvisamente si perdono le tracce.

Già prima dell’esplosione del contagio da Covid, nel paese Andino la media giornaliera di donne scomparse arrivava a cinque. Con il lockdown il numero è passato a otto: per effetto dell’isolamento forzato, in Perù come nel resto del mondo, il fenomeno dei conflitti domestici si è fortemente inasprito e per molte donne le mura di casa si sono trasformate in vere e proprie prigioni.

«In molti casi è proprio chi ha commesso violenza ai danni di una donna a comunicarne la sparizione», spiega Isabel Ortiz, alto funzionario per i diritti delle donne in Perù, all’agenzia Reuters. «Conosciamo il numero di sparizioni - continua Ortiz - ma non abbiamo informazioni dettagliate sui singoli casi. Né esiste un registro aggiornato e attendibile che possa aiutare a identificare situazioni sospette incrociando i dati con altre segnalazioni di abusi».

Monitorare e prevenire è fondamentale nei Paesi latino americani, tristemente noti per la violazione diffusa dei diritti delle donne, con un numero di femminicidi che aumenta di anno in anno. «Il ruolo della donna è stereotipato, e quando il suo comportamento non rientra in un certo schema patriarcale, gli atti di violenza sono sistematici», conclude Ortiz.