Il processo a carico di Patrick Zaki,  lo studente e ricercatore egiziano dell’Università Alma Mater di Bologna detenuto da quasi 20 mesi,  è stato aggiornato al 7 dicembre per «permettere ai legali dello studente di ottenere una copia» degli atti e preparare la difesa. È quanto fanno sapere fonti dell’Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), l’ong con la quale Zaki collaborava in Egitto. Secondo le fonti, l’udienza di oggi si è svolta presso il Tribunale per le emergenze e la sicurezza di al-Mansoura ed è durata «solo un paio di minuti». «Se il silenzio di Patrick Zaki oggi, in aula, possa essere stato una costrizione o una sua scelta? È difficile comprenderlo perché l’udienza è stata molto breve: è iniziata con la difesa che ha presentato questa decisione sulla mancanza degli atti del processo e il giudice, dopo essersi ritirato per esaminare, rientrando, ha detto di rinviare il tutto al 7 dicembre. Il tutto sarà durato 180 secondi», spiega Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, sottolineando che la data della prossima udienza del 7 dicembre  «è amaramente simbolica, perché quel giorno saranno 22 mesi dall’inizio di questo calvario». In un'intervista con l'agenzia Dire, Noury suggerisce cautela sul significato del rinvio: «La situazione - dice - è talmente disperata che ricorda quando, negli Stati Uniti, le esecuzioni vengono sospese e rinviate di un giorno. Si pensa di avere almeno un po' più di tempo, ma non è una cosa utile in realtà. Il rinvio dell'udienza che i giudici di Mansoura hanno accordato ai legali di Patrick Zaki ha quasi il sapore della punizione: abbiamo davanti a noi l'intero mese di ottobre e novembre, oltre 70 giorni di attesa».

I motivi del rinvio: i legali di Zaki non avevano accesso agli atti

A chiedere il rinvio sono stati i legali di Zaki, perché per la prima volta dopo 20 mesi hanno ottenuto i dossier prodotti dall'accusa e ora avranno il tempo per esaminarli. «Anche questa storia è assurda- continua Noury- e non bisogna gioire se dopo quasi due anni di carcere cautelare finalmente la difesa è riuscita ad avere il fascicolo prodotto dall'accusa e può sapere di cosa il proprio cliente viene accusato». «Questo lasso di tempo però - aggiunge il portavoce - potrà essere usato con responsabilità: gli avvocati studieranno la linea difensiva, noi di Amnesty continueremo a tenere alta l'attenzione sul caso insieme ai media e alla società civile. C'è da porre la stessa domanda alla Farnesina e Palazzo Chigi: cosa intendono fare?».