Il Giorno del ritorno finisce nel sangue e rialza ai massimi la tensione fra israeliani e palestinesi. Scontri e morti al confine di Gaza, dove Hamas ha organizzato una giornata dedica ta a commemorare i caduti negli scontri del 30 marzo 1976 quando l’esercito israeliano inviò l’esercito a reprimere le manifestazioni in tre villaggi dove vasti terreni agricoli erano stati espropriati, e che per questo i palestinesi chiamano Yom al-Ard, giorno della Terra. Una grande mobilitazione che è previsto duri fino al 15 maggio, il giorno che i palestinesi definiscono una catastrofe ( il giorno della Naqba”) e che per Israele ricorda la data dell’indipendenza. Motivo per cui nello stesso periodo si organizza la Marcia del ritorno, per sostenere i discendenti dei palestinesi fuggiti nel 1948 e negli anni successivi dai territori di Israele e che ancora rivendicano il diritto di tornare alle loro proprietà. I dimostranti si radunano in sei punti lungo la barriera, dove sono state allestite tende proprio in previsione della lunga durata delle proteste. Sono già state inoltre installate toilette portatili.

La manifestazione di ieri fortemente voluta da Hamas ha visto scendere in strada migliaia di manifestanti, pare 20mila, ma presto la situazione ha preso una pessima piega. I palestinesi, secondo i militari israeliani, avrebbero dato il via ad azioni violente lanciando contro la barriera di sicurezza sul confine pietre e pneumatici incendiati. I soldati israeliani reagiscono con gli strumenti antisommossa ma anche sparando, e hanno imposto intorno alla Striscia una zona chiusa dove non si può fare nulla senza autorizzazione.

Un centinaio di cecchini sono stati schierati lungo il confine, pronti ad aprire il fuoco se qualche palestinese tentasse di assaltare o scavalcare la barriera.

Il bilancio parla i sedici morti e più di mille feriti nella Striscia, secondo le autorità sanitarie di Gaza. Tra le vittime, la più giovane ha 16 anni. La prima vittima è stata un agricoltore 27enne ucciso da un colpo di carro armato israeliano a Khan Younes, mentre si trovava su terreni vicini alla frontiera. Più tardi è stato ucciso anche un manifestante palestinese di 25 anni a est di Jabalya nel nord della Striscia. Il terzo, secondo fonti mediche palestinesi, è il 35enne Mahmoud Muammar: è stato ucciso a Rafah nel sud della Striscia. Tra i manifestanti uccisi ci sarebbe anche un 16enne. L’esercito israeliano accusa Hamas di ' mettere in pericolo le vite dei civili e le usa a fini terroristici, è responsabile dei disordini violenti e di tutto quello che avviene sotto i suoi auspici'. Per le autorità militari la situazione è tesa ma chiara: “Se restano al di là del confine noi restiamo al di qua”.

Secondo Hamas che governa la Striscia di Gaza la manifestazione ha lo scopo di attirare l’attenzione sulla difficile situazione di centinaia di migliaia di abitanti di Gaza, i cui parenti sono fuggiti o sono stati espulsi dalle loro case durante la guerra del 1948. Le condizioni di Gaza si sono ulteriormente aggravante da quando Hamas ha preso il controllo del territorio sottraendolo all’Autorità palestinese nel 2007. La disoccupazione supera abbondantemente il 40 per cento, l’acqua potabile è un miraggio e l’elettricità manca per svariate ore al giorno. Un tentativo mediato dall’Egitto di negoziare un accordo di riconciliazione tra Hamas e il movimento Fatah del presidente palestinese, che attualmente governa la Cisgiordania, ha subito una grave battuta di arresto all’inizio di marzo, in seguito a un attentato a Gaza, fallito, contro il primo ministro dell’Autorità palestinese Rami Hamdallah.