Ucciso con un proiettile nel cranio dallo stesso poliziotto che pochi secondi prima gli aveva gridato: «Stai fermo che ti sparo in testa!». La tragica fine di Nahel, appena 17 anni, sembra partorita dalla cronaca nera statunitense e invece tutto accade a Nanterre, periferia nord di Parigi, a poche centinaia di metri dalla prefettura. Eppure nel 2023 è la 13 persona ammazzata dalla polizia nel corso di un controllo stradale.

Il caso, che sta scuotendo l’opinione pubblica francese, ha raggiunto anche il mondo politico con l’intervento diretto del presidente Emmanuel Macron il quale ha definito «inaccettabile» la morte del giovane, promettendo che verrà fatta giustizia.

I fatti risalgono a martedì scorso: la polizia aveva inizialmente affermato che il ragazzo li voleva investire con la sua automobile e che di conseguenza hanno sparato per legittima difesa. Con ogni probabilità questa versione sarebbe stata quella più accreditata se non fosse spuntato un video realizzato da una donna che ha assistito alla scena e che rovescia completamente la dinamica degli eventi. Nelle immagini si vedono chiaramente due poliziotti in moto che fermano una Mercedes gialla per un controllo, entrambi indossano ancora il casco, uno di loro ha un mitra puntato sul conducente e lo minaccia. Passano alcuni secondi e l’auto parte allontanandosi ad alta velocità ma l’agente fa in tempo a esplodere alcuni colpi di mitra e qualche decina di metri dopo il veicolo si schianta contro un pannello stradale. All’interno Nahel, senza vita e due suoi amici. Uno è riuscito a darsi alla fuga, l’altro è stato tenuto in commissariato per alcune ore e poi rilasciato. La procura di Nanterre ha aperto un’inchiesta per “omicidio volontario” mentre il poliziotto è stato sospeso dal servizio. Secondo Yassine Bouzrou, avvocata della famiglia di Nahel «la volontà di uccidere è evidente come dimostrano le minacce che l’agente ha rivolto al ragazzo, come lo è la complicità del suo collega che lo ha incitato a sparare». I due sono stati denunciati anche per falsa dichiarazione in atto pubblico per aver affermato di essersi difesi da un immaginario tentativo di investimento.

La notizia della morte del 17enne e la circolazione del video sul web hanno riacceso la rabbia nelle banlieues dove nella notte tra martedì e mercoledì centinaia di giovani hanno affrontato la polizia, in particolare nel dipartimenti di Haut Seine dove sono stati schierati oltre 1200 celerini in asssetto da guerriglia urbana. Trenta arresti, 25 feriti e un centinaio di auto incendiate il bilancio di una durissima notte di scontri.