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L’assessore alla cultura di Milano sta optando per la cancellazione dell'evento organizzato presso la casa della memoria di Milano che riguarda la proiezione del documentario This Arm | Disarm dedicato a una mostra dello scultore Paolo Gallerani e diretto da Maurizio 'Gibo' Gibertini. Proprio quest’ultimo è il motivo della probabile cancellazione dell’evento. Sì, perché l’ Associazione Italiana Vittime del Terrorismo della Lombardia ha indirizzato una lettera all’assessore alla cultura accusando Gibertini di essere stato condannato per l'omicidio Custra - un poliziotto della celere di Milano, morto assassinato nel maggio del ’77 mentre prestava servizio durante una manifestazione indetta da militanti di estrema sinistra - a 10 anni e 6 mesi che ha scontato in carcere, che non si è mai pentito, che utilizza ancora il suo "nome di battaglia", ossia 'Gibo', e soprattutto che ancora adesso frequenta aree politiche "antisistema”. Maurizio Gibertini respinge tutte queste accuse e ha chiesto al suo legale di fiducia di procedere nei confronti dei firmatari della lettera per diffamazione anche a mezzo stampa. Gibertini, ex militante dell’Autonomia milanese, spiega che per l’omicidio di Custra è stato condannato in primo grado, ma in appello invece gli è stata riconosciuta la piena estraneità ai fatti con conseguente assoluzione non impugnata dall'accusa. A proposito del suo “nome di battaglia”, in realtà Gibertini spiega che si tratta di un nomignolo che i compagni di scuola di IV elementare gli hanno affibbiato e che è diventato il suo nome per tutti. Gibertini effettivamente ha scontato 4 anni e qualche mese di carcere, ma per organizzazione di banda armata e reati connessi tra cui nessuno di sangue. «Ma in uno Stato di Diritto e nella nostra Costituzione la pena non è intesa come rieducativa e finalizzata alla reintegrazione sociale? Possibile che un'associazione peraltro finanziata dal pubblico possa decretare una sorta di "ergastolo sociale", in totale discrezionalità, in barba alle normative vigenti? È accettabile che istituzioni pubbliche subiscano e accettino questo ricatto?», si chiede Maurizio 'Gibo' Gibertini.