In Giappone hanno impiccato sette persone. Sette. L’impiccagione è avvenuta qualche giorno fa ma è stata resa nota solo ieri. Sono sette uomini appartenenti ad una setta religiosa fondata da un certo Soko Asahara molti anni fa, e che ha radunato decine di migliaia di adepti anche fuori dal Giappone. Asahara diceva di essere Gesù e anche Budda. Ma in uno Stato di diritto è possibile impiccare 7 persone?

Epare che la sua religione fosse essenzialmente induista. Un pasticcio, ma niente di male, finché Asahara non ha deciso che per fare proselitismo occorreva passare al delitto e al terrorismo. E così, nel 1995, e cioè 23 anni fa, organizzò insieme a una quindicina di suoi collaboratori il più terrificante e folle attentato mai compiuto in Giappone nel dopogeurra.

Fece sistemare nei vagoni della metropolitana delle sacchette di gas Sarin con un congegno che a un certo punto, nell’ora di massimo affollamento, provocò la fuoriuscita del gas. Morirono 13 persone e circa 200 restarono intossicate. La polizia, due mesi dopo l’attentato, arrestò centinaia di appartenenti alla setta e, naturalmente, il loro capo. Che per dieci anni, nel braccio della morte, si dichiarò innocente. Poi, al processo di appello, nel 2006, ammise. Ma neanche la confessione lo salvò dalla sentenza di morte. Che fu pronunciata contro di lui e contro altre 12 persone.

Finora sembra che i giustiziati siano sette. Sono stati accompagnati venerdì mattina, uno ad uno, sul patibolo allestito nel cortile del carcere di Tokyo. Sono stati fatti salire su un piedistallo costruito su una botola. Poi gli è stato sistemato il cappio al collo, e dopo qualche minuto la botola si è aperta e i condannati sono stati strangolati. Sono morti dopo pochi minuti di sofferenze atroci. Asahara è stato il primo a salire sul patibolo. Ora ci sono altri cinque condannati nel braccio della morte. Non si sa se saranno impiccati anche loro, o se saranno graziati.

E’ evidente che il reato per il quale sono stati condannati gli appartenenti a questa setta è un reato terribile. E’ il più grave di tutti i reati: strage. E a quel che si capisce ci sono pochi dubbi sulla loro colpevolezza. Ma cosa c’è di umano nella pena di morte? Possibile che ancora in grandi paesi civili dell’Occidente, come il Giappone e gli Stati uniti, questa pratica medievale, assolutamente barbara ed estranea a qualunque principio moderno del diritto, sia ancora attuata e anche con una certa frequenza?

In questo caso poi ci sono una serie di particolari ancora più agghiaccianti, rispetto alle esecuzioni, alle quali purtroppo siamo abituati, negli Stati Uniti. Il primo particolare che lascia sgomenti è l’esecuzione di gruppo. Non avveniva qualcosa del genere, in Occidente, forse dai tempi di Norimberga, cioè da più di 70 anni. Il secondo particolare terrificante è lo strumento atroce dell’esecuzione: l’impiccagione. Sembra di tornare indietro nei secoli, al medioevo o nel far- west dell’ottocento. Sembra che non siano mai vissuti i giuristi che hanno fatto grande il mondo occidentale. Sembra che sia stata dimenticata la dichiarazione dei diritti dell’uomo.

Il Giappone è un paese ricchissimo, moderno, avanzato. Sicuramente democratico. Si dice che il popolo giapponese sia anche molto educato e gentile. Eppure la notizia della strage di Stato compiuta ai danni di sette condannati probabilmente stragisti ( ma sempre di strage ordinata dallo Stato si tratta), non ha suscitato proteste significative. Come è possibile?

In Giappone è sempre esistita la pena di morte, come negli Stati Uniti. Però fino a quattro o cinque anni fa era utilizzata rarissimamente. Da qualche anno invece la forca è tornata in attività. Negli ultimi tre anni 21 esecuzioni. Che segno è? Di un ritorno al forcaiolismo in tutto l’Occidente? Certo, quando uno viene a sapere di queste sette impiccagioni, quasi quasi si felicita di vivere in Italia, dove il forcaiolismo è molto vasto ma, per fortuna, assai meno violento.

C’è una domanda che viene spontanea: ma uno Stato che fa impiccare sette persone, come si faceva coi briganti nei secoli scorsi, può definirsi uno Stato di Diritto?