È stata a suo tempo oggetto di accertamenti e verifiche investigative la nomina di Alessandro Alfano, fratello del ministro dell'Interno, a dirigente di Postecom (società dei servizi internet di Poste Italiane). Una nomina che nel 2013 scatenò diverse polemiche politiche perchè sarebbe avvenuta senza concorso e senza selezione e su cui ha svolto una serie di approfondimenti il nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza che indagava su un giro di tangenti per la gestione illecita di appalti pubblici e su flussi finanziari irregolari per quasi 13 milioni di euro. E anche se non è stata l'unica nomina monitorata dagli investigatori, quella di Alessandro Alfano, non contestata formalmente dagli inquirenti, è servita in particolare anche per misurare il grado di credibilità di Raffaele Pizza, l'uomo d'affari che in una conversazione intercettata del gennaio del 2015 con Davide Tedesco, collaboratore del titolare del Viminale, si è attribuito il merito di quella assunzione. Il dato che più ha allarmato gli inquirenti è in ogni caso il livello di influenza del sodalizio criminoso che poteva arrivare "ad altissime cariche istituzionali" decidendo nomine in società ed enti e a chi affidare gli appalti. Il gruppo che contava sui rapporti tenuti da Pizza (finito in carcere), da suo fratello Giuseppe (indagato), già sottosegretario nel governo Berlusconi e proprietario del simbolo della Nuova Dc, e dal parlamentare Antonio Marotta di Ap (Ncd-Udc), anche lui indagato anche se i pm ne hanno sollecitato l'arresto, poteva arrivare ovunque, dalle Poste all'Inps, dall'Inail all'Agenzia delle Entrate. È lo stesso gip Giuseppina Guglielmi, nelle oltre 500 pagine di ordinanza di custodia cautelare, a rappresentare un esempio di questo potere di influenza quando descrive "il collegamento di Pizza con i 'proprietari' della società CAD IT, nonchè con importanti referenti di Poste dell'epoca, in particolare con Massimo Sarmi (amministratore delegato pro-tempore)". "Siamo di fronte al ri-uso politico degli scarti di un'inchiesta giudiziaria. Ciò che i magistrati hanno studiato, ritenendolo non idoneo a coinvolgermi in alcun modo, viene usato per fini esclusivamente politici". Ad affermarlo e" il ministro dell'Interno e leader del Ncd, Angelino Alfano, in relazione ad alcune intercettazioni dell'operazione "Labirinto" diffuse dai media. "Le intercettazioni non riguardano me - sottolinea Alfano- bensì terze e quarte persone che parlano di me. Persone, peraltro, che non vedo e non sento da anni. L'inchiesta racconta comportamenti e metodi che, se confermati, sono anni luce distanti dalla mia visione delle cose, del mondo e dell'essere cittadino della Repubblica. Io rimango fermo a quanto valutato da chi l'inchiesta l'ha studiata e portata avanti e ha ritenuto di non coinvolgermi". Il resto - conclude il ministro - appartiene al lungo capitolo dell'uso mediatico delle intercettazioni. Ma questo è un discorso ben noto a tutti, che si trascina da anni, diventando ormai una vera e propria telenovela legislativa".LE INTERCETTAZIONI"Fra de noi... hai capito, tanto per essere chiari... Quindi voglio dire... poi una volta... Dopodichè sai quello che è successo no... io ho fatto... io ho bloccato il sistema elettorale... Se non era per me non si votava". Così raccontava al telefono, in una conversazione intercettata dalla Guardia di Finanza, Raffaele 'Lino' Pizza, l'uomo d'affari finito in carcere nell'ambito dell'inchiesta su un giro di tangenti per la gestione di appalti pubblici, parlando con Davide Tedesco, collaboratore politico del ministro dell'Interno, Angelino Alfano, il 9 gennaio del 2015. Per mettere in evidenza la sua capacità di influenza, Pizza, come si legge nella richiesta di arresto della Procura, diceva al suo interlocutore: "Il Consiglio di Stato... perchè vedi i miei rapporti... la dimostrazione è questa... io sono riuscito con i miei rapporti... Nonostante c'erano il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio, il Ministero degli Interni... Tutto quanto, con i miei rapporti sono riuscito a bloccare il sistema... Il Consiglio di Stato ha dato ragione a me. E questo fatto mi portò in un rapporto con Dell'Utri... Io allora lo vidi, non lo conoscevo prima. Mi chiamarono, facemmo un accordo così, tant'è che il Cavaliere disse... una delle più grandi soddisfazioni della mia vita". La vicenda di cui parla Pizza farebbe riferimento al 2008 quando il Consiglio di Stato, con una sentenza, dispose la riammissione della Dc di suo fratello Giuseppe, apparentata con il Pdl al Senato, alle elezioni del 13-14 aprile di quell'anno da cui era stata esclusa qualche settimana prima."Angelino Alfano, quando non era quello che è diventato, mi chiese una mano se poteva essere lui la mediazione con il Cavaliere della Dc... Io da grande persona corretta dissi va bene, ho detto vieni, tanto è vero che lui mi ha accompagnato un sacco di volte dal Cavaliere... Tant'è che una volta misero qualche difficoltà per difendere me perchè io al Cavaliere l'avevo mandato a cagare... Mi aveva offerto dei soldi e io gli ho detto che non faccio il cameriere di nessuno e io i soldi... sono ricco di mio... Perciò poi è nato il rapporto con me...". È un altro stralcio della conversazione (intercettata dalla Finanza) del 9 gennaio del 2015 tra Raffaele Pizza, arrestato nell'inchiesta sulle tangenti per la gestione di alcuni appalti pubblici, e Davide Tedesco, collaboratore politico dell'attuale ministro dell'Interno. Per dimostrare al suo interlocutore quanto fosse elevato il suo livello di conoscenze e rapporti con esponenti politici di spicco, Pizza parla di Berlusconi e dice: "Lui mi ha offerto un milione di euro, mica pensi delle lire". Era il 2008, "io - riferisce ancora l'uomo d'affari - ero assettato cà, Angelino vicino a mia, u Cavaliere di fronte e a destra c'era... Come si chiamava Bondi?". Tedesco: "Bondi...Bondi, sì". E ancora Pizza: "Ti parlo di otto anni fa quando Angelino era un ragazzo di bottega e allora io... Il Cavaliere diceva le cose e io gli ribattevo...".