Che la miglior difesa secondo Matteo Renzi sia l’attacco è cosa nota. La regola vale anche per l’inchiesta Open: dopo aver passato i primi giorni dalla divulgazione della notizia a difendersi sui giornali e in television e dalle inchieste della magistratura fiorentina ( e della stampa), ora è il momento dell’offensiva.

Dopo le querele per diffamazione ai giornalisti che han no riportato informazioni inesatte o coperte da segreto bancario ( sulla nomina a Cassa depositi e prestiti di un finanziatore di Open e sui passaggi di denaro sui suoi conti correnti), ora è il momento degli esposti a molte procure italiane.

L’obiettivo è quello di far leva sull’obbligatorietà dell’azione penale per i magistrati che ricevano una notizia di reato: se sotto indagine è finita la fondazione Open e i suoi finanziatori sono stati svegliati all’alba per le perquisizioni, altrettanto deve succedere a tutte le fondazioni politiche italiane che operano nello stesso modo, è il ragionamento del leader di Italia Viva. Open ha i conti pubblici e tutti in regola, ha ripetuto, «ora vediamo se tutte le altre possono dire lo stesso» ha detto ai suoi.

Ma il vero sottinteso è un altro: una sfida lanciata a tutte le procure italiane ad applicare indistintamente la stessa regola del sospetto che Renzi sente sia stata applicata per lui. «Io credo nella giustizia», ha continuato a dire, come del resto aveva fatto durante il caso Consip che ha investito la sua famiglia e suoi stretti collaboratori.

E proprio perchè ci crede ha messo in cantiere una raffica di esposti firmati da deputati e senatori di Italia Viva, pronti per essere spediti ai pm di Milano, Roma e Napoli per indagare a tappeto su tutte le principali fondazioni politiche italiane per far luce - come è stato per Open - sulla provenienza dei fondi, la quantità di denaro incassata e il modo in cui viene spesa.

L’iniziativa rischia di riuscire: se gli esposti venissero archiviati senza indagini ulteriori, sarebbe la dimostrazione implicita che quella dei pm fiorentini sia una iniziativa “ideologica”; se invece scattassero altre indagini, il faro giudiziario si sposterebbe su altre fondazioni e varrebbe la regola del mal comune mezzo gaudio. In ogni caso, sarebbe una via d’uscita sia politica che mediatica.