«Esasperati e in condizioni sanitarie critiche». Nel decreto di sequestro della Open Arms, il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, descrive lo stato dei migranti a bordo della nave della Ong spagnola, riferendo le motivazioni che lo hanno spinto a disporne l’evacuazione immediata.

Il magistrato parla di «comportamento omissivo» delle autorità italiane e indaga per omissione e rifiuto di atti di ufficio, al momento contro ignoti. «Il permanere della nave Open Arms alla fonda nelle immediate vicinanze del porto di Lampedusa - si legge nel decreto - protrae gli effetti del reato e può anzi cagionarne un aggravamento, atteso che il permanere dello status quo può solo aggravare gli effetti pregiudizievoli sulla salute psichica e fisica delle persone ancora a bordo, comportando rischi significativi per l’incolumità degli stessi».

La Procura deve ricostruire la catena di comando per stabilire chi abbia impedito lo sbarco dei migranti sulla Open Arms. Le condizioni degli occupanti, infatti, erano già note dal 15 agosto ed emergono «nella loro immediata crudezza» dalle foto presenti in un fascicolo fotografico trasmesso lo scorso 17 agosto dalla Squadra mobile di Agrigento alla Procura, spiega Patronaggio.

L’inchiesta potrebbe riguardare il Viminale, che intanto «conferma coerentemente la sua linea» di difesa degli interessi nazionali, avviando un conteso dialogo con il ministero della Difesa e il M5S che però avrebbe repentinamente cambiato linea a proposito di controllo dei confini.

Nel trambusto che scuote il Paese all’indomani della crisi, l’Europa fa sapere che «gli accordi per la redistribuzione tra i cinque Paesi - Spagna, Francia, Germania, Portogallo e Lussemburgo sono confermati», e rimette la spartizione dei migranti alle autorità dei vari Stati. Ancora dalla Commissione Europa l’appello a mostrare «lo stesso spirito di solidarierà» per la Ocean Viking - la nave battente bandiera norvegese coordinata da Mfs e Sos Mediterranee - che da oltre 10 giorni è in attesa di un porto sicuro con 356 persone tratte in salvo, di cui 103 tra bambini e minori non accompagnati.

«Il clima a bordo è sempre più teso», dichiara Luca Pigozzi, medico di Msf a bordo della nave. «Riuscire a trovare un posto sul ponte dove tutti possano dormire non è facile, prosegue, «nel mezzo del Mediterraneo, con i giorni che passano quasi tutti uguali, le persone stanno perdendo la cognizione del tempo». La maggioranza dei sopravvissuti salvati dalla Viking racconta di aver subito detenzione arbitraria, estorsioni e violenze in Libia e mostra i segni delle torture.

Tra loro anche feriti di guerra che vengono curati nella clinica a bordo.