Onlus false. Una pericolosa ed insidiosa associazione a delinquere che si è inserita nelle gare pubbliche per la gestione dell’emergenza migranti.

È così che il gip di Milano Carlo Ottone De Marchi descrive le onlus “Volontari senza frontiere”, “Milano solidale”, “Area solidale” e “Amici di Madre Teresa Giuliani”, create ad hoc con lo scopo di partecipare alle gare per l’ospitalità dei migranti, offrendo il prezzo più conveniente al ribasso e producendo, a supporto, documentazione falsa sui servizi offerti.

Operazione Fake Onlus

Cooperative tutte coinvolte nell’operazione “Fake onlus”, che ha portato Daniela Giaconi, considerata al vertice della presunta associazione a delinquere, in carcere, mentre sono finiti ai domiciliari Letizia Barreca, Sandra Ariota, Katia Pinto, Roberto Tirelli e Maria Fornasari.

Misure alle quali si aggiungono cinque obblighi di dimora. Secondo la procura, gli indagati avrebbero fatto sparire oltre 7 milioni in quattro anni, destinati a gestire l’accoglienza, di cui quattro milioni e mezzo sarebbero stati usati per esigenze personali, attraverso un giro di fatture false, dagli 11 gestori delle onlus, due dei quali con antichi legami con la ’ ndrangheta.

Requisiti falsi

L’indagine è partita da sospetti movimenti bancari, segnalati dall’istituto finanziario alla Procura, che tramite le intercettazioni ha scoperchiato il sistema.

Dal 2014 al 2018 gli indagati, tramite la creazione di differenti associazioni, l’interscambio delle cariche sociali e la creazione di appositi conti correnti, sono riucsiti a vincere i bandi delle Prefetture di Pavia, Lodi e Cremona fingendo requisiti che non avevano, nascondendo i precedenti penali di alcuni dei loro rappresentanti e vantando la presenza di «psicologi, avvocati, criminologi che non risultano avere prestato attività lavorativa».

Lo scopo era lucrare sulla situazione di emergenza e sfruttare il giro di risorse pubbliche istituite per l’accoglienza dei migranti. Un meccanismo consentito, ha spiegato il pm Gianluca Prisco, che ha affiancato Ilda Boccassini nelle indagini, in quanto i controlli, fino al 2017, prima che entrasse in vigore l’obbligo di certificazione delle spese per l’uso dei fondi e una serie di altre misure per evitare truffe, risultavano molto blandi.

«Le spese ce le inventeremo loro vogliono quel modulo lì e gli facciamo quel modulo lì», si sente dire ad una delle indagate in un’intercettazione, dopo una richiesta di chiarimenti, da parte della Prefettura, in merito ad una «rendicontazione carente».

Legami con l'ndrangheta

E queste onlus, secondo la Dda, avrebbero avuto legami con la ‘ ndrangheta, che le avrebbe sfruttate per far ottenere a persone recluse, attraverso il rilascio di documentazione falsa, la concessione della misura alternativa alla detenzione da parte del magistrato di sorveglianza.

Lo scopo sarebbe stato quello di «garantire il supporto economico ad alcuni soggetti colpiti da condanne per reati, tra gli altri, di stampo mafioso», attraverso «uno stipendio senza alcuna prestazione lavorativa» e la possibilità di richiedere «con documenti falsi le misure alternative alla detenzione, perché figuravano come lavoratori delle onlus».

In questo contesto, il gip parla di «pagamenti anomali» a beneficio di Salvatore Muia ( oltre 20 mila euro da “Milano solidale”), Santo Pasquale Morabito e Salvatore Camerino ( rispettivamente 51 mila e 20 mila euro dagli “Amici di Madre Teresa Giuliani”).

E anche i migranti si erano accorti che qualcosa non andava nei centri in cui erano ospitati. Tanto che il 7 febbraio scorso hanno inscenato una protesta davanti alla Prefettura di Lodi per protestare contro il mancato versamento del “pocket money” previsto le piccole spese.