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Friedrich Merz takes the oath of office in front of Parliament President Julia Kloeckner after being elected new Chancellor at the German federal parliament, Bundestag, at the Reichstag building in Berlin, Germany, Tuesday, May 6, 2025..(AP Photo/Ebrahim Noroozi) Associated Press / LaPresse Only italy and spain
Qualcuno, con toni forse esagerati, non ha mancato di evocare la Repubblica di Weimar, ma di certo a situazione politica in Germania desta qualche preoccupazione, soprattutto a pochi giorni dalle polemiche relative alla relazione anti-AfD da parte dei servizi segreti.
Il colpo di scena è arrivato ieri mattina al Bunsetag, chiamato a ratificare il passaggio di consegne tra Olaf Scholz e Friedrich Merz alla Cancelleria. Doveva essere una passerella, ma alla fine è diventato un campo minato, perché Merz è riuscito a farsi eleggere cancelliere della Germania solo al secondo tentativo, dopo una prima votazione che ha lasciato la Grosse Koalition Cdu-Spd sotto shock. Il leader cristiano-democratico ha ottenuto 325 voti, appena nove in più del quorum fissato a 316.
Ma la ferita resta, perché al primo scrutinio si era fermato a quota 310, ben lontano dalla soglia di sicurezza. Un esordio che sa di campanello d’allarme. Un imprevisto che ha rischiato di far deragliare l’intero processo. I voti contrari erano stati 307, le astensioni 3: numeri che raccontano una maggioranza nervosa, forse spaccata. Su 328 voti teoricamente a disposizione - la somma dei gruppi Cdu/Csu e Spd - Merz ne ha persi ben 18.
Nel primo pomeriggio, con una mossa rapida e coordinata, il capogruppo della Cdu Jens Spahn ha annunciato un secondo giro di giostra. Stavolta il risultato ha premiato la tenuta della coalizione: 325 sì, missione compiuta. Merz è cancelliere, ma l’impressione è che il suo mandato inizi già zavorrato da una fiducia a mezzo servizio. La stretta di mano con Scholz, davanti all’aula, ha sancito il passaggio di testimone, ma dietro al gesto istituzionale si cela una verità politica più amara: l’uomo scelto per guidare la Germania non convince fino in fondo nemmeno i suoi.
Il voto mancato al primo turno non è stato un incidente procedurale, bensì un segnale politico. Secondo la costituzione tedesca, l’elezione del cancelliere può arrivare fino a tre votazioni a scrutinio segreto. Alla terza basta una maggioranza relativa. Merz ce l’ha fatta al secondo giro, quindi nessuna crisi costituzionale all’orizzonte.
Ma il messaggio resta: c’è chi vuole indebolirlo, dentro e fuori i suoi ranghi. Tra le fila dell'opposizione, dopo il primo voto vi era stato un comprensibile entusiasmo. Tino Chrupalla, numero due del partito di estrema destra aveva affermato: «Oggi è un buon giorno per la Germania. Merz certamente non ha avuto il nostro voto». Ancora più esplicita la co-leader Alice Weidel: «Merz dovrebbe farsi da parte. È tempo di nuove elezioni».
Ma come detto, i veri guai non arrivano solo dai banchi dell’opposizione. Dentro la stessa Cdu c’è chi mal digerisce la linea del nuovo cancelliere. Alcuni malumori risalgono a gennaio, quando Merz, con un’uscita controversa, aveva votato insieme all’AfD una mozione che chiedeva la chiusura delle frontiere e il blocco dell’immigrazione illegale. Una mossa che aveva sollevato un vespaio di polemiche e probabilmente lasciato strascichi.
È in questo clima, tra sospetti interni e ostilità esterne, che il nuovo governo tedesco muove i primi passi. Merz ha vinto, sì, ma senza l’abbraccio convinto della sua maggioranza. Difficile pensare che basti una stretta di mano a fugare i dubbi. La Germania, dunque, si ritrova con un cancelliere che ha dovuto combattere già per la sua legittimazione parlamentare. Un inizio tutto in salita, che gli americani definirebbero da “anatra zoppa”.