La caccia alle persone LGBT da parte della polizia egiziana si fa sempre più spietata. Anche se l’omosessualità non è teoricamente fuorilegge, esiste l’accusa di dissolutezza morale che riguarda la prostituzione a cui viene associata, diventando un reato informale perseguito con ogni mezzo. Anche attraverso operazioni sotto copertura organizzate soprattutto on line, sorvegliando le app di appuntamenti. Gli agenti si iscrivono alle chat dedicate e cercano di rintracciare possibili sospetti, a volte adescandoli, compiendo una schedatura di massa e, in alcuni casi, anche fabbricando le “prove”.

Il metodo, come scrive la Bbc, consiste nel fare pressione sulle persone che si mettono in contatto per avere incontri. È in questi casi scattano gli arresti. In Egitto e molto difficile per le persone LGBT incontrarsi in pubblico, quindi le app sono il sistema più agevole e sicuro. Ma si è arrivati al paradosso che il solo utilizzo delle piattaforme, indipendentemente dalla sessualità, può essere motivo di accusa basato proprio sull'incitamento alla dissolutezza.

Gli esperti legali ritengono che dimostrare che c'è stato uno scambio di denaro, può dare alle autorità il motivo di cui hanno bisogno per portare un

caso in tribunale. E per questo motivo le prove risultano a volte fittizie.

In alcuni casi, a quanto affermano le testimonianze rilasciate da persone sotto falso nome, sono stati creati profili falsi sull'app WhosHere e sono state modificate digitalmente le foto per farle sembrare esplicite. Così come sono state simulate conversazioni che sembravano mostrare offerte di prestazioni sessuali a pagamento. Il governo egiziano ha parlato pubblicamente della sorveglianza online per colpire quelli che ha descritto come raduni omosessuali. Nel 2020, Ahmed Taher, ex assistente del ministro dell'Interno per i crimini su Internet e la tratta di esseri umani, ha dichiarato al quotidiano Al Masr: «Abbiamo reclutato la polizia nel mondo virtuale per scoprire feste sessuali di gruppo».

I casi innumerevoli hanno toccato dunque anche l’addestramento fornito dal Regno Unito anche se l'Ufficio per il Commonwealth afferma che nessun finanziamento britannico è stato diretto alla formazione di agenti impiegati per la persecuzione LGBT.

Sotto la lente d'ingrandimento è finita anche l'app WhosHere citata in quasi tutti i rapporti di polizia. La piattaforma infatti sembra avere vulnerabilità specifiche, consentendo agli hacker di raccogliere informazioni sui suoi utenti su larga scala. Inoltre WhosHere starebbe raccogliendo e archiviando i dati violando le leggi sulla privacy nel Regno Unito e nell'UE.

Ma se possibile esiste anche una situazione peggiore ed è quella relativa a bande criminali che usano metodi della polizia per trovare le persone LGBT.

Li attaccano e umiliano costringendoli ad avere rapporti sessuali, li filmano per poi estorcere denaro minacciando di pubblicare i video online. La paura impedisce ai malcapitati di portare avanti le denunce anche perché gli stessi avvocati sconsigliano un azione legale in quanto il mettere allo scoperto la propria omosessualita sarebbe percepito come un crimine più della violenza subita. Per questo motivo gli esponenti della comunità egiziana LGBT, molti dei quali in esilio all'estero, sono divisi sul ricorrere ai media per evidenziare cio che accade.