Ieri in Corte d'Assise a Roma si è tenuta la seconda udienza del processo per l'omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, ucciso il 26 luglio del 2019 nel quartiere Prati. Il dibattimento si è tenuto a porte chiuse, con le parti distanziate e munite di mascherine e gli imputati, Natale Hjort e Finnegan Lee Elder, videocollegati dal carcere. L'udienza si è aperta con le dichiarazioni di Natale Hjort come ci spiega il suo avvocato Francesco Petrelli: «La sua dichiarazione si è concentrata unicamente sul video girato da Varriale», in cui il ragazzo appare ammanettato dietro la schiena, con il capo chino, una benda a coprire gli occhi e anche il naso mentre, il 26 luglio 2019, era nella sede del Nucleo investigativo di via In Selci, senza avvocato, a poche ore dall'omicidio.

Per questo fatto Natale è parte offesa in un altro procedimento e come ha detto il suo legale «non è mai stato sentito dalla Procura. Per cui il mio assistito ha inviato un lungo memoriale dal carcere ai pubblici ministeri dove ha descritto tutto il trattamento subìto. Ha spiegato in quali condizioni psico- fisiche terribili è arrivato quel giorno dinanzi agli inquirenti». In merito a questo stesso video c'è da registrare una stranezza: nella precedente udienza l'avvocato Petrelli insieme al collega Fabio Alonzi aveva chiesto che rientrasse in questo processo ma i pm si erano opposti dicendo che non aveva rilevanza con i fatti in giudizio. Invece nell'udienza di ieri la pm ha portato all'attenzione della Corte una copia del video girato da Varriale definita "integrale", e che la difesa ha potuto visionare solo successivamente.

«Formuleremo alla Corte - conclude Petrelli - tutte le richieste per accertare quali siano le differenze tra il video prodotto da noi e quello prodotto dalla Procura». Il presidente ha sostanzialmente accolto le richieste delle difese, sfrondando però la lista dei testimoni. Ci sarà una perizia psichiatrica di Lee Elder che, al momento dei fatti, stava seguendo una cura e assumeva dei farmaci. Verrà fatta una perizia anche sui colloqui in carcere che lo stesso Elder Lee ha avuto con il padre e un legale americano, che, secondo la difesa, sono stati mal tradotti e di cui alcune parti fondamentali non sono state messe nel fascicolo inviato alla Procura». L'avvocato Renato Borzone che lo difende insieme al collega Roberto Capra ci dice: «Avevamo chiesto che fossero acquisite prove importanti e quasi tutte sono state ammesse. Il nostro scopo è che si accerti a 360 gradi cosa sia davvero successo quella notte. Non capita spesso che sia la difesa a chiedere la produzione completa delle intercettazioni ambientali predisposte dalla Procura».