Il ministro della Salute Roberto Speranza evoca la «variante inglese». Espressione letteraria e suggestiva. Ne servono sempre, quando si sta per annunciare nuove restrizioni. Ed è proprio Speranza a confermare, in diretta a “Che tempo che fa” su Rai 3, il nuovo slittamento verso la linea del «rigore». Arriverà con il solito Dpcm, che dovrebbe essere efficace a partire da sabato prossimo, 16 gennaio. La frase del ministro non lascia spazio a incertezze: «Lavoreremo per fare un passo in avanti sul terreno delle misure restrittive, e le regole già vigenti verranno confermate». A spingere verso la stretta anti covid è appunto la «fase di recrudescenza in tutti i Paesi europei, con i dati più brutti che vengono da Inghilterra e Irlanda». Quanto annunciato da Speranza in tv corrisponde al contenuto della riunione tenuta oggi dal premier Giuseppe Conte con i capidelegazione dei partiti di governo. Prima di che Conte emani il nuovo Dpcm, proprio il ministro della Salute sarà mercoledì in Parlamento a illustrarne le novità. Sarà scritto e firmato «tra giovedì e venerdì», prevede sempre Speranza ai microfoni della Rai.

L’idea: dalle 18 in poi niente asporto dai bar

Nel mirino delle nuove misure ci sarà innanzitutto la movida. Si dovrebbe intervenire per esempio sui bar, con un divieto di vendita per asporto dalle 18. Si pensa così di arginare il fenomeno delle feste fuorilegge e degli assembramenti in strada, che continua a propagarsi fra i giovani. A far da contraltare alla stretta sulla vendita dovrebbe esserci una sorta di norma chimera: l’istituzione della più volte ventilata zona bianca, vale a dire un regime senza restrizioni. Ma il requisito per poterlo ottenere è tali da renderlo appunto irraggiungibile: servirebbe un Rt inferiore a 0,5. Assai più concreta invece la conferma del divieto di spostamento fra regioni. Che anzi, tornerebbe a riguardare anche le regioni zona gialla, come è stato nel periodo di Natale. Sempre Speranza spiega che si tratta di una risposta necessaria proprio al «rilassamento» verificatosi prima del periodo natalizio. Su una cosa il ministro della Salute è piuttosto netto: il no alla riapertura degli impianti da sci. Avrebbero dovuto tornare in funzione il 18 gennaio. Pensare di riaprirli mentre si tengono chiuse le scuole «pare complicato», dice. Ci sarà invece una discussione nella maggioranza sulla proposta avanzata dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini: tenere aperti almeno i musei. Speranza è possibilista. Certo è che la linea del rigore andrà discussa innanzitutto con i governatori. L’incontro, a cui parteciperà anche il ministro Francesco Boccia, è in programma per domani. Restano tensioni su un’altra ipotesi valutata nel vertice di oggi: l’automatico passaggio alla zona rossa per le regioni che superano un numero di contagiati pari a 250 ogni 100mila abitanti. Con i dati attuali, costernerebbe l’immediato slittamento alle restrizioni più dure per il Veneto, con l’Emilia-Romagna in bilico.

Quasi 300mila dosi di vaccino disponibili ma non usate

Sempre poco fa sono arrivati i dati sulle vaccinazioni. In Italia sono state somministrate 627.946 dosi del siero Pfizer. Cifra che sembra ancora non soddisfacente in relazione alle fiale disponibili, che sono 918.450, per un tasso di somministrazione del 68,4 per cento. Uno scarto superiore al dovuto che in prospettiva l’Italia, come ricordato sul Dubbio da Natale D’Amico e Giovanni Guzzetta, rischia di pagare con un costo di vite umane altrimenti evitabile.