Un calice di vino, posato su un vassoio in argento con accanto una focaccia di forma piatta e rotonda che funge da supporto per frutti vari (un melograno e forse un dattero), condita con spezie o forse con un tipo di pesto (moretum in latino), indicato da puntini color giallastro e ocra. È quello che gli archeologi del parco Archeologico di Pompei hanno rinvenuto in un affresco, raffigurante una natura morta, emerso in questi giorni nell'ambito dei nuovi scavi nell'insula 10 della Regio IX a Pompei.

Come risulta da una prima analisi iconografica ciò che era rappresentato sulla parete di un'antica casa pompeiana potrebbe essere un lontano antenato della pizza, pur non potendolo essere, in quanto duemila anni fa, epoca a cui pare risalire il reperto, mancavano alcuni degli ingredienti essenziali per la preparazione della pietanza napoletana come pomodori e mozzarella. Presenti sullo stesso vassoio, frutta secca e una ghirlanda di corbezzoli gialli, accanto a datteri e melograni.

"Oltre all'identificazione precisa dei cibi rappresentati - commenta il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel - ritroviamo in questo affresco alcuni temi della tradizione ellenistica, elaborata poi da autori di epoca romana-imperiale come Virgilio, Marziale e Filostrato". Tale genere di immagini, noto in antico con il nome xenia, prendeva spunto dai 'doni ospitali' che si offrivano agli ospiti secondo una tradizione greca, risalente al periodo ellenistico (III-I secolo a.C.).

"Penso al contrasto tra un pasto frugale e semplice, che rimanda a una sfera tra il bucolico e il sacro, da un lato, e il lusso dei vassoi d'argento e la raffinatezza delle rappresentazioni artistiche e letterarie dall'altro - aggiunge il direttore -. Come non pensare, a tal proposito, alla pizza, anch'essa nata come un piatto 'povero' nell'Italia meridionale, che ormai ha conquistato il mondo e viene servito anche in ristoranti stellati". Dalle città vesuviane si conoscono circa trecento di queste raffigurazioni, che spesso alludono anche alla sfera sacra, oltre a quella dell'ospitalità, senza che tra le attestazioni rinvenute finora ci sia un confronto puntuale per l'affresco recentemente scoperto, che colpisce anche per la sua notevole qualità di esecuzione.

"Pompei non finisce mai di stupire, è uno scrigno che rivela sempre nuovi tesori. - afferma il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano - Al di là della questione di merito su cui parleranno gli studiosi, va sottolineato il valore globale di questo sito al quale stiamo dedicando le nostre cure, con la chiusura del Grande Progetto Pompei ma anche con l'avvio di nuove iniziative. La tutela e lo sviluppo del patrimonio, in ossequio all'art. 9 della Costituzione, sono una priorità assoluta". L'affresco è stato rinvenuto nell'atrio di una casa dell'Insula 10 della Regio IX in corso di scavo, a cui era annesso un panificio con la presenza di un forno, già esplorato in parte tra il 1888 ed il 1891 e le cui indagini sono state riprese a gennaio scorso. Negli ambienti di lavorazione vicini al forno, nelle settimane passate, sono stati rinvenuti gli scheletri di tre vittime.

L'intero cantiere di scavo dell'insula 9 interessa un'area di circa 3.200 mq, quasi un intero isolato della città antica sepolta nel 79 d.C. dal Vesuvio e si inserisce in un più ampio approccio, sviluppato durante l'ultimo decennio e teso a rettificare e risolvere i problemi idrogeologici e conservativi dei fronti di scavo, ovvero il confine tra la parte scavata e quella inesplorata della città antica. Quest'ultima ammontante a circa 22 ettari di isolati e case ancora sepolti sotto lapilli e cenere, quasi un terzo dell'abitato antico. La pizza, è stata elevata a patrimonio dell'umanità nel 2017 in quanto “arte tradizionale del pizzaiuolo napoletano”.
(Chiara Beltrami/LaPresse)