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Luca Fanelli
È iniziata il primo ottobre l’iniziativa del Mean, Movimento Europeo di Azione Nonviolenta, dedicata al Giubileo della Speranza in Ucraina, che sta coinvolgendo 110 attivisti provenienti da 35 associazioni, tra cui Azione Cattolica, Sale della Terra, ANCI, Fondazione Gariwo, Base Italia.
Siamo e saremo tra Kyiv e Charkiv per testimoniare vicinanza e supporto effettivo a un popolo massacrato, che da tre anni e mezzo vive la quotidianità sotto i bombardamenti. Arrivati a Kyiv, accompagnati dal Nunzio Apostolico in Ucraina, mons. Visvaldas Kulbokas, abbiamo vissuto un toccante momento di riflessione e scambio a Piazza Indipendenza, ricordando le vittime dell’invasione e i soldati caduti.
In un conflitto così lungo e sanguinoso, in cui c’è il rischio che a prevalere sia la legge del tiranno rispetto a qualsiasi principio di diritto internazionale e al valore dello stato di diritto, la società civile diviene fondamentale - per la questione della guerra e quindi per l’elaborazione della pace. I politici non bastano, serve la politica in senso ampio, che miri a costruire ponti e mediazioni che siano prima di tutto giuste, tenendo bene a mente, da subito, la differenza che esiste - a livello concettuale e sul piano sistemico - tra pacifismo e nonviolenza.
Qui si inserisce l’azione del Mean, in un percorso-pellegrinaggio umano, non soltanto religioso, volto a dare forma e sostanza ai Corpi civili di pace nella presenza sul campo, figli dell’esperienza nonviolenta - che non significa però appunto rinuncia a difendersi dall’aggressore, ma piuttosto occupare spazi contro il sopruso, tramite preparazione, rispetto e conoscenza.
Dopo la toccante celebrazione del Vescovo di Kyiv Vitali Kryvytskyi nella Cattedrale di Sant’Alessandro, si sono incontrati Alyona Horova, Presidente dell’istituto per la Pace e la Comprensione ucraina, e una rappresentanza dell’Associazione Nazionale anticorruzione: si è trattato di incontri dedicati a giustizia riparativa e gestione dei conflitti, ribadendo ancora una volta il peso dell’associazionismo, nella generazione di processi che conducano a occasioni tangibili di cooperazione, progetto e supporto.
Gli ucraini, sfiancati nella loro fisiologica stanchezza, sembrano conservare e continuare ad alimentare una forza incredibile, tutta da ammirare. La loro tensione verso il resistere è solo da prendere da esempio, e in qualche misura pure da invidiare in una lezione sulla bellezza verso la speranza da tenersi stretta.
Spostandoci a Charkiv, in appuntamenti ancora riservati per ragioni di sicurezza, continueremo poi con voce salda a chiedere nuovamente che l’Europa organizzi una seconda Conferenza europea dei cittadini sulla pace e la sicurezza nel mondo, dopo la prima convocata dal Presidente Sassoli nel 2021, col fine di istituzionalizzare quei Corpi civili di pace già previsti nel Patto civile sulla Sicurezza e Difesa comune.
Siamo persone con retaggi trasversali, che provengono dai mondi dell’amministrazione, della comunicazione, del terzo settore, dell’università, ognuno consapevole però che l’Ucraina e il mondo libero si difendono anche con la mobilitazione effettiva, con soluzioni ragionate e con proposte da mettere nero su bianco, in operazioni di advocacy da far arrivare ai decisori toccando le sensibilità più profonde delle persone, per una lotta di indipendenza e libertà che è e rimane battaglia per cui vale la pena tirare fuori il coraggio, anche quello che non si trova.