Una sedia vacante, e ai lati i due figli, Kiana Rahmani e Ali Rahmani. È il posto dell’attivista iraniana Narges Mohammadi, lasciato libero durante la cerimonia di ieri a Oslo per la consegna del Premio Nobel per la pace.

Mohammadi, attualmente detenuta nel carcere di Evin a Teheran, ha chiesto che i suoi due figli gemelli ritirassero il premio al suo posto. Con loro anche il padre e marito di Mohammadi, il giornalista e attivista, Taghi Rahmani, e alcune figure di spicco del mondo della cultura critiche nei confronti del regime, come la fumettista Marjan Satrapi e l’attrice Golshifteh Farahani.

Feroce oppositrice dell’obbligo di indossare l’hijab per le donne e della pena di morte in Iran, l’attivista iraniana ha denunciato il “regime religioso tirannico e misogino” degli ayatollah attraverso la voce dei suoi figli, che hanno letto il discorso nel corso della cerimonia. “Il popolo iraniano, con perseveranza, supererà l'oppressione e l'autoritarsmo. Non abbiamo dubbi, questo è sicuro”, ha detto Kiana Rahmani, la figlia 17enne di Narges Mohammadi. “Ho scritto questo messaggio da dietro le alte e fredda mura della prigione”, ha detto Mohammadi leggendo il discorso della madre, che ha elogiato i giovani iraniani, che “hanno trasformato le strade e gli spazi pubblici in un ampio spazio di resistenza civile”. “La resistenza è viva e la lotta non si sta indebolendo. La resistenza e la non violenza sono le nostre migliori strategie”, ha detto parlando delle proteste dei mesi scorsi dopo la morte di Mahsa Amini.

In concomitanza con la cerimonia a Oslo, l’attivista ha iniziato un nuovo sciopero della fame “in solidarietà con la minoranza religiosa bahai”, una fede considerata illegale in Iran. Non si sa se il digiuno continuerà o se è durato solo una giornata. “Come figli, siamo ovviamente estremamente preoccupati”, ha detto Ali in una conferenza stampa che ha seguito un incontro con il primo ministro norvegese Jonas Gahr Store. “Forse è in ospedale in questo momento”, ha aggiunto sua sorella Kiana. Mohammadi soffre di problemi cardiaci e polmonari. I gemelli non vedono la madre da quando hanno lasciato l'Iran per vivere in esilio in Francia nel 2015, e non possono parlarle da circa 21 mesi. Arrestata 13 volte, condannato cinque volte a un totale di 31 anni di prigione e 154 frustate, Mohammadi ha trascorso gran parte degli ultimi due decenni dentro e fuori dal carcere.