Avi Hyman, portavoce dell’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha respinto la possibilità di qualsiasi discussione su uno Stato palestinese. «Non è il momento di parlare di doni al popolo palestinese», ha detto Hyman alla Cnn durante una conferenza stampa, «ora è il momento per una vittoria completa contro Hamas e continueremo su questa strada. Tutte le discussioni sul “giorno dopo” Hamas si svolgeranno il giorno dopo».

In precedenza il Washington Post aveva rivelato che l’amministrazione Biden è al lavoro per formulare un piano di pace con l’aiuto di «un piccolo gruppo di partner del Medioriente» che «potrebbe essere annunciato già nelle prossime settimane» e che potrebbe includere la creazione di uno Stato palestinese. Una ipotesi del tutto esclusa dagli esponenti dell’estrema destra che sostiene il governo Netanyahu, che non hanno gradito la notizia. 

“L'intenzione degli Stati Uniti, insieme ai Paesi arabi, di istituire uno stato terroristico a fianco dello stato di Israele è folle e parte di un'idea sbagliata che via sia un partner di pace dall'altra parte”, ha commentato Itamr Ben Gvir, ministro della Sicurezza Nazionale. “Dopo il 7 ottobre è più chiaro che mai che è proibito dare loro uno stato. Finche noi saremo al governo, nessuno stato palestinese sarà creato - è il monito che rivolge Ben Gvir nel suo post su X - 1400 assassinati e il mondo vuole dare loro uno stato, non succederà”.

Durissima la reazione anche del ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, altro esponente dell'estrema destra che siede nel governo Netanyahu: “Noi non accetteremo mai, in nessuna circostanza, questo piano che praticamente dice che i palestinesi meritano un piano per il terribile massacro condotto contro di noi: uno stato palestinese con capitale a Gerusalemme. Il messaggio è che massacrare israeliani paga”. “Uno stato palestinese è una minaccia esistenziale allo stato di Israele come è provato dal 7 ottobre”, ha aggiunto il ministro affermando che chiederà al gabinetto di sicurezza di adottare una decisione, nella riunione di oggi, formale in cui si oppone al piano, attendendosi una chiaro sostegno in questo senso da Netanyahu. Anche dal partito del premier, il Likud, arriva la reazione del ministro degli Affari della diaspora, Amichai Chikli, che ha già rigettato il piano: “Se questa è la visione americana, dobbiamo resistere e minacciarli con nostri passi unilaterali, come la cancellazione degli accordi di Oslo”, ha detto alla radio dell'Esercito.

Secondo quanto rivelato dal Post, l'amministrazione Biden si starebbe affrettando con un piccolo gruppo di alleati del Medio Oriente per completare un dettagliato, complessivo piano di pace a lungo termine tra Israele e palestinesi, che comprenda un calendario preciso per la creazione dello stato palestinese. L'urgenza degli sforzi è collegata direttamente alla proposta della pausa dei combattimenti e il rilascio degli ostaggi che si sta negoziando tra Usa, Qatar e Egitto. Se i negoziati dovessero avere successo, il cessate fuoco iniziale, che dovrebbe durare almeno 6 settimane, fornirebbe appunto lo spazio per rendere pubblico il piano, raccogliere maggiore sostegno e intraprendere i primi passi per applicarlo, a cominciare dalla formazione di un governo ad interim palestinese, spiegano al Post fonti Usa ed arabe. La speranza di chi sta lavorando al piano è che si possa arrivare ad un accordo per la liberazione degli ostaggi prima dell'inizio del Ramadan, il 10 marzo.