Alfredo Romeo è «il capro espiatorio», per evitare «l’ennesimo flop di certa giustizia italiana e proteggere la Consip e certa politica». Non usano mezzi termini gli avvocati Francesco Carotenuto e Alfredo Sorge, forti della sentenza delle sezioni unite della Cassazione che, giovedì, hanno dato ragione, per la quarta volta in un anno, all’avvocato fondatore del gruppo Romeo, fulcro dell’inchiesta Consip che ha fatto tremare il governo Renzi. Nessun indizio di colpevolezza, confermano i giudici accogliendo il ricorso contro la misura interdittiva cautelare emessa dal gip di Roma a maggio 2017, con la quale veniva impedito alla società di fare affari con la pubblica amministrazione per un anno. Un provvedimento sulla cui base, pochi giorni fa, la società si è vista confermare dal Consiglio di Stato l’esclusione da un maxi- appalto dal valore di oltre un miliardo di euro. E mentre Romeo è a processo a Roma e Napoli, «il rischio vero - raccontano i legali al Dubbio - è che in Consip tutto continui come se niente fosse».

La Cassazione ha smentito l’esistenza di prove a sostegno del cosiddetto ' Sistema Romeo'. È un capro espiatorio?

L’avvocato Romeo è il capro espiatorio – insieme alla sua azienda Romeo Gestioni – di un procedere delle indagini nate senza un reato da perseguire, e delle conseguenze amministrative derivate, che insieme sommano una quantità di anomalie senza precedenti e che non sembrano mai casuali, come cercheremo sempre di dimostrare, e che hanno come unico evidente bersaglio Romeo e la sua azienda, lasciando indietro invece uomini e affari che palesemente – carte alla mano - dovrebbero essere ben diversamente seguiti dalle Procure.

Quella dell’affare Consip non è l’unica indagine a carico dell’avvocato. Ci sarebbe un accanimento? Perché le procure di Napoli e Roma sarebbero interessate a distruggere Romeo?

L’accanimento contro il nostro assistito c’è da più di dieci anni. Ma ha avuto una recrudescenza a partire dalla assoluzione da dodici capi di imputazione su dodici, “perché il fatto non sussiste”, del 9 luglio 2014, nel processo cosiddetto Global Service. Oggi, di fronte al gigantesco tam tam mediatico sullo “scandalo Consip”, e del nulla giudiziario che sembra corrispondere alle indagini, l’unico modo per evitare l’ennesimo flop di certa giustizia italiana e di proteggere la Consip e certa politica, è portare a casa almeno lo scalpo di Romeo. Non dimentichiamo che è stato fatto un calcolo approssimativo per difetto che questa inchiesta non sia costata meno di cinque milioni di euro fino ad oggi.

Quali sono state le conseguenze sulle aziende di Romeo?

Devastanti, su un Gruppo – non dimentichiamolo – di 20mila dipendenti. Le aziende dell’avvocato Romeo hanno subìto danni di immagine e di mercato gravissime, a fronte di mesi e mesi di indagini capillari che hanno potuto solo evidenziare, invece, l’integrità amministrativa e operative delle stesse aziende. E tutto questo perché nel processo di Napoli, per esempio, si contesta che una pianta del valore di 80 euro o un voucher- sauna da 37 euro siano stati usati per corrompere pubblici ufficiali. Surreale.

Avete parlato di altri ' nodi affaristico- politici' ai quali l’indagine non avrebbe fatto caso. Quali sono questi nodi?

Da esposti presentati da Romeo Gestioni ad aprile 2016, si sono aperte indagini su cartelli anti- concorrenza messi in piedi da competitor della Romeo Gestioni. Dopo due anni, pur in presenza di dichiarazioni confessorie di aziende e amministratori delle stesse, nessun provvedimento è stato preso, tenendo a bagnomaria anche l’azienda che quei traffici ha denunciato. La Romeo Gestioni, appunto. In più, è nelle carte, che mancano agli atti i sei ( e forse più) mesi di intercettazioni fatte in Consip prima che l’ex Ad Marroni bonificasse gli uffici. Intercettazioni che abbiamo chiesto più volte per la nostra difesa e che non sono state messe “in onda”. Intercettazioni che probabilmente farebbero grande chiarezza sulle deposizioni – come testimone dell’ex Ad di Consip, Marroni – nelle quali si leggono infiniti comportamenti arbitrari e discutibili contro la pubblica amministrazione compiuti dallo stesso ex Ad di Consip proprio con i referenti delle aziende che sono sotto inchiesta all’Antitrust dopo gli esposti di Romeo Gestioni. E che farebbero chiarezza proprio sul ruolo dell’architetto Gasparri. Possibile che nessuno si chieda perché, con tali evidenze anche di conflitti di interesse, l’ex Ad di Consip resti testimone e non sia indagato? A nostro avviso questo non è un giusto processo.

A due anni dai vostri esposti l’Antitrust non è arrivata ad una conclusione, nonstante la ' confessione' delle aziende che voi avete segnalato. Cosa ha comportato questa situazione?

Sottolineiamo che gli esposti furono inviati anche all’Anac che in proposito non ha mai assunto iniziative di alcun tipo. Tornando all’Antitrust, abbiamo usato la parola “bagnomaria”. Ma la verità è che combattiamo una aspra battaglia contro atti amministrativi fondati sul nulla ( come afferma la Cassazione a sezioni unite) e quindi del tutto arbitrari, come l’esclusione dalla gara FM4 ad opera di Marroni, avallata da un Consiglio di Stato che ha giudicato l’atto dell’ex Ad di Consip, senza entrare nel merito della sua condotta anomala, e quindi senza verificare la fondatezza delle presunte “ragioni” di Marroni. Che infatti non c’erano, come affermato dalle sezioni unite. Se si fosse attesa la Cassazione – o correttamente il deposito degli atti dell’indagine della Procura di Roma – crediamo che il Consiglio di Stato avrebbe semplicemente bocciato Marroni e dato ragione a Romeo Gestioni. Detto ciò, il collegio di civilisti sta già studiando ogni forma possibile di iniziativa risarcitoria.

Parliamo del processo a Roma: secondo i pm, Romeo avrebbe pagato 100mila euro in quattro anni a Marco Gasparri in cambio di notizie riservate sulle gare, informazioni che l’ex dirigente ha confermato. Qual è la vostra versione dei fatti?

L’avvocato Romeo non ha mai versato una lira a Gasparri, il quale nell’incidente probatorio ha escluso di aver dato informazioni riservate al nostro assistito e non ha neppure confermato la cifra dei 100mila euro.

E perché si sarebbe autoaccusato? Quali erano i loro veri rapporti?

L’architetto Gasparri aveva un ruolo di marketing all’interno di Consip. Parlava con tutte le aziende e tutti gli interlocutori di Consip perché questo era il suo ruolo: promuovere gli appalti della Centraleacquisti dello Stato. Bisognerebbe chiedere a lui perché si sia autoaccusato. Forse, se si mettessero insieme quelle famose intercettazioni che mancano, con le dichiarazioni di Marroni e con gli incontri di quest’ultimo con i concorrenti di Romeo ( ai quali il Gasparri partecipava), verrebbero fuori nodi per i quali i 18 mesi patteggiati da Gasparri sono ben poca cosa.

Qual è la situazione in Consip? Cosa manca a questa indagine, cosa ci sarebbe dietro?

Abbiamo già ampiamente risposto su questo fronte. Ma va detto che il rischio vero è che in Consip – una volta incastrato Romeo – tutto continui come se niente fosse. Infatti ci domandiamo come sia possibile che la gara FM4 non venga annullata, visti soprattutto gli intrecci che si stanno analizzando in Antitrust.

Si parla di traffico di influenze e vicinanza ai Renzi. Quali sono i rapporti di Romeo con la famiglia dell’ex premier?

L’avvocato Romeo non ha mai incontrato Tiziano Renzi. Ha solo ascoltato le chiacchiere di tal Carlo Russo. La domanda che ci si dovrebbe porre – tutti – a leggere le dichiarazioni del solito Marroni, è invece un’altra: quali sono i rapporti di tutte quelle imprese oggi al vaglio dell’Antitrust con la politica?

In un’intervista a Repubblica l’avvocato Romeo ha smentito le intercettazioni. Ci sono inesattezze?

Noi non mettiamo in discussione l’autenticità delle intercettazioni. Mettiamo in discussione la loro validità e la loro utilizzabilità, in quanto disposte ed eseguite senza il rispetto delle regole. E dunque sono nulle.

Sapevate in anticipo dell’inchiesta grazie alla fuga di notizie?

Il nostro assistito le ha lette sulla Verità e sul Fatto Quotidiano molto prima che arrivassero avvisi di garanzia e quant’altro. E per settimane abbiamo letto che non era nemmeno indagato.