Nella battaglia referendaria i toni sono stati spesso sgradevoli, ma sarebbe temerario sostenere che allo slittamento abbia contribuito la magistratura. Difficile prendersela con Md, la sola delle correnti a costituire un proprio comitato per il No. Non stupisce dunque che i due nuovi vertici dell’associazione, la segretaria Mariarosaria Guglielmi e il presidente Riccardo De Vito, appena nominati, abbiamo diffuso ieri una nota in difesa del presidente del Tribunale di Bologna Francesco Maria Caruso, destinatario addirittura di una procedimento per incompatibilità funzionale al Csm dopo che la Gazzetta di Reggio aveva trasformato un suo post su facebook in un articolo.

È « chiaramente strumentale la presentazione, fatta dalla stampa, del post di Francesco Caruso, comparso sul suo profilo privato » . Nello Rossi, avvocato generale in Cassazione, è uno storico esponente di Magistratura democratica. E condivide in pieno l’idea che il “ caso” sia attribuibile esclusivamente alla « forzatura » compiuta dal quotidiano locale ai danni di Caruso.

Dottor Rossi, la vittoria del No al referendum era data per probabile dai sondaggi riservati condotti anche nelle ore immediatamente precedenti al voto, ma non con un margine così ampio: il risultato l’ha sorpresa?

Francamente sì. Non ho mai avuto alcun accesso a sondaggi riservati ed ho pensato che i sondaggi resi pubblici fino a quando non è scattata la fase del silenzio stampa fossero in qualche modo falsati dalle risposte esplicite dei convinti sostenitori del No e dalle reticenze di una maggioranza silenziosa favorevole al Sì. Evidentemente mi sbagliavo di grosso..

Le suonerebbe strano se un giornale straniero titolasse “ la magistratura italiana contribuisce a far vincere il No al referendum”?

Nulla mi stupisce più quando si tratta di titoli di giornali. Ma cer- to sarebbe stato l’ennesimo titolo sbagliato ed ingannevole magari in cima ad un articolo dal contenuto più serio e ragionevole del titolo. I giornalisti che conoscono mi dicono che è colpa dei capiredattori. Sarà vero? E sarà così anche all’estero?

Ha mai pensato che il voto degli italiani all’estero potesse risultare determinante?

No: anche se l’esperienza del voto all’estero presenta molti aspetti discutibili, se non altro per la ‘ rappresentanza senza tassazione’, e taluni dei parlamentari eletti all’estero sono incappati malamente nelle maglie della giustizia penale.

Un voto così netto viene anche dalla volontà di respingere certe tentazioni di “ eterodirigere” le scelte degli italiani intraviste in alcune dichiarazioni di rappresentanti delle istituzioni europee?

Non lo credo affatto. Se si parla della nostra legge fondamentale non ci si può far influenzare da persone che a quella legge non dovranno obbedire. Registro invece che, e non solo in Italia, gli endorsement di autorevoli uomini politici stranieri non hanno portato bene. Diciamo che sono stati malauguranti più che controproducenti.

I cittadini hanno intravisto davvero il rischio di una concentrazione di poteri?

Non escludo che lo stesso crescendo ossessivo della campagna referendaria e lo schieramento dell’intero governo a sostegno del ‘ Sì’ abbiano potuto alimentare nella più vasta opinione pubblica vaghi timori di questa natura. Timori che a mio avviso erano e sono razionalmente giustificati dalla legge elettorale ipermaggioritaria, l’Italicum, sulla cui natura e sorte la confusione è stata sempre massima: dapprima una legge che tutto il mondo ci invidiava, poi una legge da cambiare senza che peraltro venisse detto con chiarezza in che termini. Con il risultato che oggi tutti sperano in un intervento equilibratore della Corte costituzionale. Con buona pace del primato della politica, nel quale mi ostino a credere sin- ceramente.

Se il Parlamento riproponesse in tempi brevi una riforma della Costituzione con contenuti analoghi a quella appena bocciata, ci troveremmo di fronte a un atto ai limiti dell’illegittimità, sostanziale se non formale?

Non penso che l’esito del referendum abbia cristallizzato o ingessato il corpo della Costituzione, che, per restare vitale, può aver bisogno di meditate e ben calibrate innovazioni. Il voto popolare ha solo posto fine alla retorica del cambiamento ad ogni costo e ad ogni prezzo, da realizzare senza ricercare ampi consensi nel Parlamento e nel Paese. L’esatto contrario dello spirito costituente.

L’impegno di parte della magistratura nella campagna referendaria potrebbe alterarne la “ terzietà”?

A quanto mi consta i magistrati che hanno partecipato al dibattito pubblico non hanno mai preteso di salire in cattedra. Sono stati cittadini tra gli altri giustamente interessati all’assetto costituzionale nel cui quadro devono svolgere la loro attività professionale.

Ma il presidente Caruso ha usato parole eccessive, al di là della forzatura con cui un messaggio privato è stato trasformato in un articolo?

Al di là della forzatura, dice? Ma la forzatura di cui parla è “ quasi” tutto. Se si presenta un messaggio indirizzato ad una ristretta cerchia di amici scelti su Facebook in un intervento pubblico si altera completamente la realtà e non si rende un buon servizio alla verità ed alla informazione. Il tono e gli argomenti usati dai magistrati nel dibattito pubblico mi sono parsi adeguati all’altezza dei temi in discussione e rigorosi nelle argomentazioni. Un buon contributo alla riflessione collettiva.

Md resta coerente con la scelta di impegnarsi sui grandi temi del dibattito civile: ma i giovani magistrati quanto sono sensibili a questo richiamo?

Spero ardentemente che lo siano o che lo diventino. Senza attenzione alle sorti della polis e senza passione civile non ci sono buoni cittadini. Né buoni magistrati.