La mamma di Aleksei Navalny, Lyudmilla, si rivolge direttamente a Vladimir Putin per chiedere la restituzione del corpo del figlio, dichiarato morto venerdì nella colonia penale dove era detenuto. «Non sono riuscita a vederlo, sono cinque giorni. Non mi restituiranno il corpo o neanche mi diranno dove si trova. Mi rivolgo a lei, Vladimir Putin. Risolvere questa questione dipende solo da lei. Lasciate che io veda mio figlio, infine», afferma Navalnaya con tono fermo, in un video, in cui parla, vestita di nero e con gli occhiali scuri, davanti alla colonia penale a regime speciale di Kharp dove Aleksei è stato ucciso, come hanno detto familiari, amici e oppositori al regime, oltre che diversi leader stranieri.

«Le chiedo che consegnate immediatamente il corpo di Navalny in modo che io lo possa seppellire in modo appropriato», afferma inoltre Lyudmilla. La moglie di Aleksei Navalny, Yulia, si era allo stesso modo rivolta a Vladimir Putin nell'agosto del 2020, chiedendo al Presidente russo, e ottenendo, che il figlio potesse essere trasferito in Germania dall'ospedale di Omsk dove era stato ricoverato con i sintomi dell'avvelenamento. Ieri alla famiglia di Aleksei Navalny e ai suoi avvocati è stato comunicato che il corpo del dissidente non sarà restituito per almeno due settimane, per gli esami tossicologici necessari per determinare la causa della sua morte. 

Le accuse lanciate dai familiari di Alexei Navalny non sono affatto piaciute al Cremlino, che è intervenuto tramite il portavoce di Putin Dmitry Peskov: «Non commentiamo. Naturalmente, si tratta di illazioni assolutamente infondate e volgari contro il capo dello Stato russo. Ma dato che Yulia è rimasta vedova solo pochi giorni fa, non commenterò», ha detto in un’intervista televisiva.

A Peskov è stato anche chiesto di commentare le osservazioni di Navalnaya secondo cui il corpo di suo marito potrebbe non essere stato consegnato ai parenti per nascondere tracce di qualche tipo di veleno. «Francamente, non ho familiarità con queste dichiarazioni. Ma se qualcosa del genere è stato detto, allora queste non sono altro che accuse infondate. Non sono supportate da nulla. Non confermate».

Intanto anche il fratello di Navalny, Oleg, risulta sulla lista dei ricercati dalle autorità russe. Lo riporta l'agenzia di stampa Tass sul suo canale Telegram spiegando che è stato aperto un nuovo procedimento penale nei confronti di Oleg Navalny. 

Nel 2021 Oleg Navalny era stato condannato a un anno di detenzione con sospensione della pena con l'accusa di aver violato le restrizioni imposte dalle autorità russe per limitare i contagi da Covid-19, insomma il classico pretesto. Nello stesso anno è stato accusato di aver invitato i cittadini russi a scendere in piazza per manifestare a sostegno di suo fratello e la condanna sospesa si è tramutata in contumacia in condanna effettiva da scontare in una colonia penale. Si ritiene che sempre nel 2021 Oleg Navalny si sia trasferito sull'isola di Cipro e che da allora non sia più rientrato in Russia.

Sulla vicenda è intervenuta anche la Francia di Emmanuel Macron: Parigi chiede «un’indagine indipendente e approfondita per fare piena luce» sulla morte di Navalny. In una conferenza stampa, il portavoce del ministero degli Esteri ha affermato che «la Francia ritiene le autorità russe pienamente responsabili del decesso del dissidente, le cui condizioni di detenzione si erano notevolmente deteriorate dal suo trasferimento in una colonia penale».

L’appello di Parigi si concentra anche sugli altri oppositori ancora in galera: «La Francia - ha aggiunto poi il portavoce - chiede la liberazione immediata e senza condizioni di tutti i prigionieri politici in Russia ed esprime in particolare la sua forte preoccupazione per le critiche condizioni di salute dell’oppositore Vladimir Kara-Murza».