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Quarantuno morti e quattro sopravvissuti. È il tragico bilancio di un naufragio avvenuto al largo della Libia e raccontato dai naufraghi ai militari della Guardai Costiera, che stamattina hanno soccorso il barchino alla deriva d cinque giorni.
I sopravvissuti sono tre uomini e una donna e sono stati salvati dalla motonave Rimona che stamattina li ha trasbordati sulla motovedetta Cp327 della Guardia costiera. I 4 naufraghi, originari di Costa d'Avorio e Guinea Konakry, sono sbarcati a Lampedusa e hanno raccontato ai militari della Guardia costiera di essere partiti da Sfax in 45, fra cui 3 bambini, alle 10 di giovedì. Dopo circa 6 ore di navigazione, il barchino in metallo di 7 metri si è capovolto a causa di una grande onda e tutti i migranti - stando a quanto riferito dai superstiti - sono finiti in mare.
Solo in 15 avevano un salvagente, ma sono annegati lo stesso. I morti, stando alle testimonianze dei tre uomini e della donna che sono sotto choc, sono 41, fra cui 3 bambini. Né la nave, battente bandiera maltese, bulk carrier "Rimona" che li ha salvati, né le motovedette della Guardia costiera hanno avvistato cadaveri. E questo perché i quattro sono stati soccorsi ieri, dopo più giorni dal naufragio e a distanza da dove si è consumata la tragedia.
«Ancora l'ennesima strage nel Mediterraneo nell'immobilismo del governo italiano. Servirebbero una missione di soccorso europea e un vero piano di condivisione della responsabilità dell'accoglienza. Invece siamo alla retorica vuota e agli accordi disumani coi dittatori», ha scritto su twitter Pierfrancesco Majorino, responsabile Politiche migratorie nella segreteria nazionale del Partito democratico.
«Ancora un naufragio a Lampedusa, ancora vite spezzate in mare. Una preghiera per le vittime, un grido d'allarme al Governo e all'Europa: lavoriamo perché questa carneficina abbia fine», ha detto invece Enrico Borghi, presidente del gruppo Azione-Italia Viva in Senato.