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Autostrada Stepanakert-Askera, l'unica via che collega l'enclave del Nagorno-Karabakh all Armenia. Sulla strada, dalla settimana scorsa, da quando le forze separatiste della regione si sono arrese all'esercito dell'Azerbaigian, si affollano le auto dei profughi di etnia azera che tentano di raggiungere la cittadina di Goris che si trova immediatamente oltre il confine. Sono oltre 19mila.
Lunedì, in una situazione già drammatica, si è verificata la tragedia che ha spazzato via la vita di almeno 20 persone ferendone un altro centinaio in maniera molto grave. Un deposito di carburante è infatti esploso investendo la fila di coloro che stavano fuggendo, di questi quasi 300 sono stati ricoverati negli ospedali. Il caos ha preso il sopravvento con le stazioni di servizio assaltate mentre era già in corso una carenza di gas e benzina per un blocco durato mesi.
I giornalisti sul posto descrivono un girone dantesco con bus e autovetture stipate all'inverosimile da famiglie che pensano di non tornare mai piu in Nagorno-Karabakh. Provano così a raggiungere la capitale armena, Yerevan, attraverso una tortuosa strada di montagna che parte da Goris ma che, a seguito dell'incidente del quale non si conosce l'origine, è anch'essa intasata.
Il governo armeno ha detto che 19mila rifugiati hanno attraversato il confine ma il numero degli sfollati è destinato inevitabilmente a salire. Il Nagorno infatti, anche se riconosciuto dalla comunità internazionale come parte dell'Azerbaigian, è stato controllato da forze indipendentiste da circa tre decenni, la regione è popolata da circa 120mila cittadini di origine armena che ora temono una pulizia etnica. Già nel 2020 una guerra breve ma sanguinosa aveva provocato un esodo, una debole pace con una forza di interposizione di Mosca ha mostrato immediatamente la corda.
Nonostante le rassicurazioni pubbliche dell'Azerbaigian, le condizioni di vita per chi è rimasto in Nagorno Karabakh si fanno sempre piu difficili, al momento è stata autorizzata solo una consegna di cibo di 70 tonnellate anche se un altro convoglio di aiuti, con 40 tonnellate di farina e prodotti igienici di cui c'è estremo bisogno, sarebbe in viaggio verso l'enclave.
Il capo dell'Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, Samantha Power, ha invitato l'Azerbaigian a mantenere il cessate il fuoco e adottare misure concrete per proteggere i diritti dei civili. Si chiede che venga concesso l'accesso agli aiuti internazionali, in questo senso gli Usa hanno annunciato lo stanziamento di 11,5 milioni di dollari da destinare all'assistenza di coloro che fuggono.
Intanto, si stanno tenendo colloqui tra Azerbaigian e Armenia, le due parti sono rappresentate dai loro consiglieri per la sicurezza nazionale. Sono stati anche avviati negoziati separati con le autorità di etnia armena del Karabakh sul futuro della regione. Ma sarà difficile giungere ad una pace duratura, il conflitto apparentemente cessato ha lasciato una scia di sangue con almeno 200 miliziani separatisti rimasti sul terreno. Un'offensiva che ha provocato la morte anche di 5 soldati russi, cosa che non consente previsioni ottimistiche, Rimane anche la questione delle armi, il ministero della Difesa dell'Azerbaigian ha dichiarato di aver confiscato numerose attrezzature militari, tra cui un gran numero di razzi, proiettili di artiglieria, mine e munizioni.