Sempre attenta alle questioni europee ed occidentali, Mosca ha commentato la crisi di governo italiano e la decisione del presidente del Consiglio, Mario Draghi, di dimettersi. Questa volta, però, rispetto alle uscite sarcastiche di due giorni fa, le parole che provengono dal ministero degli Esteri russo sono più sobrie e diplomatiche.

La Tass, l'agenzia di stampa più allineata a Putin, ha ripreso le parole della portavoce di Lavrov, Maria Zakharova, interpellata su quanto sta accadendo nel Parlamento e sulla decisione di Draghi di lasciare palazzo Chigi. «Cosa c'entra la Russia?», si è domandata e ha domandato Zakharova. «Non solo commentatori e blogger - ha detto -, ma anche responsabili politici italiani collegano i cambiamenti politici interni alla Russia e alla politica estera. Questo mi meraviglia, tutto questo ci ha scioccato».

La portavoce del ministro degli Esteri Lavrov ha affermato che Mosca «non sosterrà alcun partito nelle elezioni in Italia, come invece fanno Stati Uniti e altri Paesi dell'Unione europea, dichiarandosi a favore di una o l'altra forza politica in occasione di consultazioni in altri Stati». Poi la dura critica verso certi metodi cari a statunitensi ed europei. «Questo - ha commentato - non riguarda solo Washington nei confronti dei Paesi della Nato. Ricordatevi come i Paesi dell'Ue avevano dichiarato che per loro era vantaggiosa la candidatura di Hillary Clinton a presidente degli Stati Uniti. Per noi in Italia è vantaggioso sviluppare la cooperazione. Ma chi, come e quando arriva al potere in Italia, è affare degli italiani».

Ha mostrato quasi distacco, invece, il portavoce di Vladimir Putin, Dmitri Peskov, secondo il quale le dimissioni di Draghi sono «un affare interno dell'Italia e non vogliamo interferire». Peskov si è lasciato andare ad una considerazione sui rapporti, ormai inesistenti da mesi, tra Mosca e Roma: «Possiamo solo constatare che il periodo del governo Draghi è coinciso con una fase molto sfortunata nelle nostre relazioni bilaterali».

Le parole di Peskov si agganciano a quelle di Putin, che, dopo l'aggressione ai danni dell'Ucraina, non perde l'occasione per esprimere il suo punto di vista rispetto a quanto accade nel resto del mondo. Il riferimento, seppur implicito, è alle crisi dei governi italiano e britannico, alla leadership sempre più affaticata di Biden negli Stati Uniti e ai «grandiosi cambiamenti che ormai sono irreversibili». «Sia a livello nazionale che globale – ha detto Putin -, si stanno sviluppando le basi e i principi di un ordine mondiale armonioso, più giusto, socialmente orientato e sicuro. Un'alternativa all'ordine mondiale unipolare precedentemente esistente, che per sua natura, naturalmente, diventa un freno allo sviluppo della civiltà».

La Russia affiora nelle riflessioni del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che all'esterno di Montecitorio ieri ha rimarcato le sue preoccupazioni rispetto allo scenario politico non solo interno. Secondo il responsabile della Farnesina, una rotta è tracciata e «l’agenda riformatrice di Mario Draghi non può scomparire». «L’agenda del governo Draghi – ha commentato il ministro Di Maio - non era solo economica e sociale, ma anche in grado di dare una solida posizione internazionale all’Italia». Poi l'affondo da parte dell'ex leader Cinque stelle, che ha posto sullo stesso piano Giuseppe Conte e Matteo Salvini, accusati di guardare con benevolenza nella stessa direzione: «Non a caso questo governo è stato buttato giù da forze politiche che strizzano l’occhiolino a Vladimir Putin. Questo è il primo passo che vede uniti Conte e Salvini nel portare l’Italia fuori dalle sue alleanze storiche».

Insomma, il “Draghi- Drama”, come lo ha definito il quotidiano tedesco Bild, non potrà non avere ripercussioni sulla presenza internazionale dell'Italia e sulle attenzioni in casa nostra di alcune potenze straniere. E c'è già chi ipotizza in vista delle prossime elezioni politiche interferenze sui nostri sistemi di garanzia nell'informazione e nella cyber- sicurezza. Uno scenario che richiede saldezza, non fragilità e confusione come quelle, a più livelli, alle quali stiamo assistendo nelle ultime settimane.