L'arcivescovo Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico negli Stati Uniti, è sotto processo per scisma da parte del Dicastero per la Dottrina della Fede. L'annuncio è stato dato dallo stesso Viganò tramite il suo account X, dove ha pubblicato il decreto di citazione del Dicastero vaticano. Questo documento specifica che Viganò avrebbe dovuto presentarsi il 20 giugno alle 15:30 per «prendere nota delle accuse e delle prove circa il delitto di scisma di cui è accusato». Le accuse includono «affermazioni pubbliche dalle quali risulta una negazione degli elementi necessari per mantenere la comunione con la Chiesa cattolica: negazione della legittimità di Papa Francesco, rottura della comunione con Lui e rifiuto del Concilio Vaticano II».

In caso di mancata comparizione o di una difesa scritta presentata entro il 28 giugno, l'arcivescovo «sarà giudicato in sua assenza».

Le dichiarazioni di Viganò

Il presule, accusato quindi di non riconoscere né la legittimità di Papa Francesco né quella dell'ultimo Concilio, ha rilanciato sul suo profilo X dichiarando: «Considero le accuse nei miei confronti un onore» e ha definito il Concilio Vaticano II un «cancro ideologico, teologico, morale e liturgico» e la Chiesa sinodale una «metastasi».

Commenti dal Vaticano

Sulla vicenda, il segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin, ha commentato: «Monsignor Viganò ha assunto alcuni atteggiamenti e alcuni gesti di cui deve rispondere», spiegando che è«normale che la Dottrina della Fede abbia preso in mano la situazione e stia svolgendo quelle indagini necessarie per approfondire la situazione stessa. Ha dato a lui la possibilità di difendersi». A livello personale, Parolin ha aggiunto: «Mi dispiace tantissimo proprio perché io l'ho sempre apprezzato come un grande lavoratore, molto fedele alla Santa Sede. In un certo senso era di esempio. Anche quando è stato Nunzio apostolico ha lavorato estremamente bene. Cosa sia successo non lo so».

Il contesto storico dello scisma

Il delitto di scisma è uno dei tre delitti 'contra fidem', insieme a eresia e apostasia. Si tratta di un chiaro e netto distacco di una comunità di fedeli dalla Chiesa cattolica, motivato da divergenze dottrinali o da dissensi con la sua gerarchia. A occuparsi di questi delitti è la Congregazione per la Dottrina della Fede che, a norma dell'art. 52 della Costituzione Apostolica Pastor Bonus, giudica i delitti contro la fede. Il delitto di scisma viene definito nel diritto canonico come «il rifiuto della sottomissione al Sommo Pontefice o della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti» (can. 751 CIC).

La pena prevista per questi delitti è la scomunica latae sententiae, fermo restando la rimozione dall'ufficio in caso di chierici (can. 194 º1 n.2). Questo significa che qualunque fedele può essere accusato di scisma, ma nel caso in cui l'accusa sia rivolta a un religioso, la pena prevista è la scomunica o la dimissione dallo stato clericale.

Lo scisma di Avignone

Lo scisma per antonomasia è stato quello di Avignone, noto anche come lo 'Scisma d'Occidente'. Questo periodo di circa 40 anni segnò un momento di grande turbolenza nella storia della Chiesa cattolica. Nel 1305, Clemente V, un francese, fu eletto Papa e stabilì la residenza papale ad Avignone invece che a Roma. Questa decisione portò a quasi 70 anni di papi residenti nella città francese.

Il grande scisma d'Occidente

Dal 1378 al 1417, la Chiesa cattolica subì il Grande Scisma d'Occidente, causato dalla presenza contemporanea di due Papi, uno a Roma e uno ad Avignone. Questo creò una divisione nella Chiesa cattolica con alcuni Paesi che sostenevano un Papa e altri l'altro. La situazione si risolse solo con l'elezione di Papa Martino V nel 1417, che fu riconosciuto da entrambe le fazioni.

Altri casi di scisma

In tempi più recenti, un altro caso importante è stato quello dell'arcivescovo cattolico francese Marcel Lefebvre, che si oppose alle riforme apportate dal Concilio Vaticano II e nel post Concilio. Lefebvre fu sospeso a divinis nel 1976 da Papa Paolo VI e scomunicato da Papa Giovanni Paolo II nel 1988.

Non mancano casi attuali. Tra questi, il reverendo Domenico Cantore, sacerdote di Mottola, nel Tarantino, accusato di scisma nel 2023 per essersi convertito alla Chiesa Ortodossa. Un altro caso è quello di Domenico Martino, parroco di Senise, nel Potentino, accusato di scisma e di eresia nel 2022 per aver dichiarato pubblicamente l'intenzione di voler lasciare il sacerdozio e la Chiesa cattolica e per aver partecipato attivamente alle attività liturgiche e pastorali della cosiddetta 'Ecclesia Catholica Romana Antiqua – Diocesi di San Pio da Pietralcina', chiesa considerata scismatica dal Vaticano.

Un altro esempio recente è quello di don Alessandro Minutella, palermitano, dimesso allo stato laicale, dopo che nel 2021, sul suo canale YouTube, aveva inveito contro Papa Francesco e il vescovo di Palermo Corrado Lorefice, ed era accusato di aver dato vita a una vera e propria Chiesa parallela a quella cristiana cattolica.

Il processo a Monsignor Viganò ha implicazioni significative per la Chiesa cattolica. La negazione della legittimità di Papa Francesco e del Concilio Vaticano II rappresenta una sfida diretta all'autorità e all'unità della Chiesa. Le dichiarazioni di Viganò e il suo rifiuto di presentarsi al processo indicano una frattura profonda che potrebbe avere ripercussioni durature.