Riceviamo e pubblichiamo la lettera della moglie di un detenuto del carcere Pagliarelli di Palermo:   Scrivo e mi rivolgo a voi per raccontare la storia di mio marito, S.C., ad oggi detenuto presso il carcere di Palermo Pagliarelli per scontare una pena definitiva per avere detenuto sostanza stupefacente. Scrivo queste righe perché oramai sono esasperata nel vedere (prima) e sentire adesso mio marito in questa condizione. Infatti mio marito ha qualcosa come 12 patologie alcune anche gravi che lo rendono esposto a continuo pericolo di vita soprattutto adesso con la pandemia Covid 19 che vede colpita tutta l'intera nazione. Questa condizione porta mio marito ad essere il primo a rischio infezione visto che le sue patologie rendono le sue difese immunitarie del tutto azzerate con tutto quello che ne consegue. Già in precedenza i medici del carcere di Noto (dove si trovava prima detenuto) avevano scritto che mio marito era assolutamente incompatibile con il regime carcerario ma nonostante ciò il giudice del tribunale di sorveglianza di Catania avevano rigettato la richiesta dei legali facendolo rimanere ristretto in carcere. Adesso a seguito di trasferimento in altra struttura penitenziaria mio marito si ritrova, in piena espansione di pandemia, a stretto contatto con altri detenuti che potrebbero infettarlo e pertanto renderlo esposto a grave pericolo di vita. Mio marito è il primo ad essere consapevole di dovere pagare i suoi conti con la giustizia ma allo stesso tempo non vorrebbe rischiare di perdere la vita nelle quattro mura di un carcere alla giovane età di 29 anni. Pertanto mi rivolgo a tutte le istituzioni a tutta la magistratura.Fate pagare la pena che gli rimane a mio marito ma permettete allo stesso di farlo potendo curare le sue patologie in un ambiente sano e senza possibilità di contatti con persone.Vi ringrazio per dare voce al mio sfogo e spero che questo scritto possa avere gli effetti sperati. Lettera firmata