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Marco Ottico/LaPresse
Non hanno fatto in tempo gli agenti irrotti nell’appartamento di via iglesias 33, in zona Gorla a Milano, a fermare l’assassinio di Pamela Genini, giovane donna di 29 anni uccisa nella notte con 24 coltellate dal compagno, Gianluca Soncin di 52 anni. Proprio nel momento in cui le forze dell’ordine hanno fatto irruzione, Soncin ha vibrato le ultime coltellate fatali, prima di volgere la lama verso di sè e infliggersi due colpi all’altezza del collo nel tentativo, fallito, di togliersi la vita. L’uomo è stato portato all’ospedale Niguarda in gravi condizioni per poi essere dimesso, mentre la donna è morta pochi attimi dopo l’ingresso della polizia nell’abitazione.
L’uomo, in possesso di una copia delle chiavi di casa procuratasi di nascosto nelle settimane precedenti, ha fatto irruzione nell’appartamento. Dopo una breve colluttazione Soncin avrebbe afferrato la donna per i capelli trascinandola sul balconcino, dove poi si è consumato il delitto sotto gli occhi attoniti dei vicini che, invano, urlavano all’uomo di fermarsi mentre davano l’allarme alle forze dell’ordine. A nulla è valso nemmeno l’intervento dall’ex fidanzato di Gerini, chiamato dalla stessa nel momento in cui Soncin stava facendo irruzione nel suo appartamento, che ha prontamente contattato il 112 allertando la polizia.
Secondo le ricostruzioni gli agenti giunti sul posto hanno prima suonato al campanello, la donna avrebbe risposto fingendo l’arrivo di un corriere ma sarebbe stata bloccata dall’uomo prima di poter aprire il portoncino d’ingresso al palazzo, poi sfondato dalla polizia. L’uomo, dopo essere stato dimesso, è stato posto in stato di fermo per omicidio aggravato dalla pm di turno, Alessia Menegazzo, che sta indagando con l’aggiunta di Patrizia Mannella. La pm nella richiesta di convalida del fermo e della misura cautelare in carcere ha contestato a Soncin anche le aggravanti di premeditazione e stalking.
L’uomo si è infatti recato presso la dimora della vittima portando con sè il coltello serramanico dalla lama seghettata utilizzato per uccidere la donna. Inoltre, secondo le testimonianze di vicini e conoscenti di Genini, in passato ci sarebbero stati diversi episodi di violenza domestica perpetrati dall’uomo ai danni della donna. La Pm ha disposto la perquisizione, svolta dalla squadra mobile di Ravenna con il supporto della polizia scientifica, dell’abitazione dell’uomo, residente a Cervia, dove aveva risieduto anche Genini nel corso di una convivenza con Soncin, interrotta a seguito delle minacce di morte formulate dall’uomo nei confronti della donna e della sua famiglia.
Genini aveva quindi fatto ritorno a casa dei genitori, nel bergamasco, prima di trasferirsi a Milano. Il delitto giunge a distanza di soli cinque giorni dal femminicidio di Cleria Mancini a Pescara, uccisa a colpi di pistola dal marito e a meno di due settimane da quello di Elisabetta Polcino a Benevento, lapidata dal marito.
Dall’inizio del 2025 all’8 ottobre, secondo l’osservatorio di Non Una di Meno, in Italia ci sono stati almeno 70 femminicidi, tre suicidi indotti di donne e sei casi in fase di accertamento. Sempre secondo le stime di Non Una di Meno i femminicidi commessi in Italia nel 2024 sono stati 98.
«Pamela Genini, 29 anni, uccisa dall’ex - ha scritto su X la presidente dei deputati di Italia Viva Maria Elena Boschi - Non bastano pene più dure: serve una rivoluzione culturale, a partire dalle scuole e dalle famiglie. Finchè non cambierà la mentalità di chi considera una donna sua, nessuna legge basterà. E noi continueremo a contare le vittime».
Dello stesso avviso, rispetto alla matrice culturale del delitto, il presidente dell’Anm Cesare Parodi che, rispondendo a Laura Boldrini nel corso dell’audizione in Commissione giustizia alla Camera dei Deputati sul dl Femminicidi, ha dichiarato di temere che «nel momento in cui un uomo entra nell’ordine di idee di uccidere una donna alla quale magari è legato da una vita di affetti, sia molto difficile che l’idea di avere due o tre anni in più di pena possa essere un elemento di dissuasione. Da questo punto di vista, purtroppo, mi sentirei di escludere che l’aumento di pena, in sé, su questi reati che coinvolgono così a fondo la personalità e la vita di relazione, possa entrare in un calcolo costi-benefici». «Ci vuole una risposta sul piano culturale - ha spiegato Parodi - sociale, anche economico di assistenza alle donne e di formazione dei giovani e solo un’azione sinergica di tutti questi elementi potrà darci, in tempi speriamo accettabili, un miglioramento effettivo».
Approvato a marzo dal consiglio dei Ministri il disegno di legge recante "Introduzione del delitto di femminicidio e altri interventi normativi per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne e per la tutela delle vittime", è stato approvato all’unanimità in Senato a luglio ed è ora in discussione alla Camera.