GERMANIA, PARLA LA CANCELLIERA

«Mancano 14 giorni a Natale: e dobbiamo fare tutto il possibile per evitare di tornare ad una crescita esponenziale dei contagi». A fronte di una curva epidemica che non si abbassa e di un nuovo record di vittime in Germania ( 590 i morti segnalati oggi dal Robert Koch Institut, il numero più alto dall’inizio della pandemia), Angela Merkel rivolge un nuovo appello ai tedeschi - uno dei più accorati ed emotivi da quando il coronavirus si è abbattuto sull’Europa spianando la strada ad un nuovo lockdown ’ durò dopo Natale, mentre alcuni Laender già varano nuove misure restrittive: parte la Sassonia, dove lunedì scatta un nuovo blocco con la chiusura di scuola e asili e limitazioni ai contatti sociali fino al 10 gennaio, mentre la Baviera dichiara lo «stato di catastrofe» al fine di favorire il coordinamento delle misure anti- Covid.

Parlando al Bundestag, in occasione del dibattito generale sul bilancio, la cancelliera si è richiamata ancora una volta alle ragioni della scienza e al senso di responsabilità collettivo: «Ora gli scienziati ci pregano in ginocchio di ridurre tutti i contatti che non sono assolutamente necessari», incalza Merkel. E riferendosi alla discussione molto accesa dei giorni scorsi su come salvare le tradizioni natalizie, la scienziata datasi alla politica sull’onda della caduta del Muro scandisce: «So quant’è dura, lo so quanto amore ci sia quando si mettono su degli stand di vin brulè, e mi dispiace di cuore: ma se dobbiamo pagare un prezzo di 590 morti al giorno, è inaccettabile e dobbiamo agire» La cancelliera cita esplicitamente le raccomandazioni dell’Accademia scientifica della Leopoldina, che chiede la chiusura dei negozi e l’allungamento delle ferie natalizie fino al 10 gennaio. Un colpo anche a negazionisti e cospirazionisti di ogni sorta e genere: «Ai tempi della Ddr avevo scelto lo studio della fisica perchè sapevo che si può mettere in discussione tutto, ma non la legge di gravità, non la velocità della luce, in generale non i fatti. E questo varrà ancora»,