«Posso solo dire che sono rimasta colpita dalle ricostruzioni di questi giorni. Ma davvero, in coscienza, c'è qualcuno che ritiene che il governo abbia volutamente fatto morire 60 persone? Vi chiedo se qualcuno pensa che se si fosse potuto salvare 60 persone, non lo avremmo fatto. Vi prego, siamo un minimo seri». La presidente del Consiglio Giorgia Meloni respinge le accuse contro il governo in merito al mancato intervento dei soccorsi a Steccato di Cutro, in seguito al quale 69 migranti – l’ultimo corpo recuperato è quello di un bambino di tre anni – sono morti. Lo ha fatto da Abu Dhabi, dove si trova per rilanciare le relazioni tra Italia ed Emirati. 

«Fermo restando che quello che sappiamo noi è quello che avete sentito dal sottosegretario Mantovano: queste persone non erano nella condizione di essere salvate da qualcuno che non ha voluto salvarle, come purtroppo mi pare qualcuno ha voluto raccontare – ha sottolineato -. Vi chiedo, ma guardandovi negli occhi, se qualcuno di voi pensa che il governo potesse salvare 60 persone tra cui un bambino di tre anni il cui cadavere noi scopriamo oggi e non lo ha fatto! La questione è semplice, nella sua tragicità: non è arrivato alle nostre autorità nessuna comunicazione di emergenza da Frontex, noi non siamo stati avvertiti del fatto che questa imbarcazione rischiava il naufragio. La rotta non è coperta dalle ong e quindi nulla con questa vicenda hanno a che fare i provvedimenti del governo sulle ong. Vi segnalo, e credo mi dobbiate essere testimoni, del fatto che nonostante noi continuiamo a lavorare per fermare i flussi di immigrazione illegale anche per impedire che la gente muoia, noi abbiamo dall’inizio di questo governo continuato a salvare tutte le persone che potevamo salvare quando siamo stati consapevoli del fatto che erano a rischio: questa è la storia, se qualcuno ne vuole raccontare un’altra lo deve fare in coscienza, perché davvero non credo che ci siano materie sulle quali si può esagerare così nel tentativo di criticar o colpire quello che evidentemente si considera un proprio avversario. Noi abbiamo fatto dall’inizio della nostra esperienza di governo e continuiamo a fare tutto quello che possiamo fatto per impedire che il lavoro degli scafisti continui a mettere a repentaglio vite umane siamo un minimo seri», ha sottolineato.

La lettera del sindaco di Crotone

A chiedere la presenza di Meloni in Calabria è ora il sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, invitandola a farsi viva, se non in qualità di premier, almeno in qualità di mamma. «Questo popolo aspettava una testimonianza della presenza dello Stato, che è arrivata altissima dal Capo dello Stato – ha evidenziato -. Ma è mancato il Governo, è mancata lei presidente. Allora le chiedo, se non ha ritenuto portare la sua vicinanza come presidente del Consiglio, venga a Crotone a portarla da mamma. Venga a conoscere cosa si è vissuto in un palazzetto dello Sport destinato alla vita e che è si è trasformato in un luogo di dolore e lacrime. Venga a condividere, da mamma, il dolore di altre mamme, dei figli senza più genitori, di donne, uomini, bambini che avevano una speranza ed ora non hanno neppure più quella. Non le faccio colpa di non essere venuta da presidente del Consiglio, sicuramente avrà avuto altri importanti impegni. Allora venga in forma privata, se ritiene, da cittadina di questo paese. Venga in questa città che ha espresso fortissimo il sentimento di restare umani. Di guardare alle persone come tali e non come numeri. Perché quelle bare che non hanno ancora nome non sono numeri».

Meloni, sempre da Abu Dhabi, ha fatto sapere di voler celebrare il prossimo Consiglio dei ministri sull’immigrazione proprio a Cutro.